07 febbraio 2014 14:34

In un post scritto quasi un anno fa, qualche giorno dopo le elezioni del 24-25 febbraio, ero possibilista rispetto alla novità democratica rappresentata dal Movimento 5 stelle, pur essendo molto scettico sulla leadership di Beppe Grillo. Abbandonando per un attimo il mio sano cinismo inglese, mi sono perfino lasciato andare a un “potrebbe anche essere l’inizio di una nuova forma di politica nazionale”.

Allora, vediamo dov’è arrivata questa nuova forma di politica nazionale. Mi soffermerò su un episodio, non tanto per ironizzare su quanto questi paladini della democrazia partecipativa sono caduti in basso, quanto per cercare di capire cos’è, nell’M5s, che fa di un progetto potenzialmente grande e rivoluzionario una realtà piuttosto deludente.

Sette donne parlamentari del Pd hanno presentato querela per ingiuria all’ispettorato di pubblica sicurezza alla camera, denunciando che, il 29 gennaio scorso, durante una seduta della commissione giustizia a Montecitorio, il deputato dell’M5s Massimo De Rosa avrebbe rivolto loro le seguenti parole: “Voi donne del Pd siete qui perché siete brave a fare pompini”.

De Rosa si è difeso dicendo: “Ho detto che qua dentro sono entrati solo perché conoscevano qualcuno di importante o avevano fatto qualche favore sessuale. Mi riferivo a tutti: uomini e donne. Non mi riferivo a nessuno in particolare, neanche alla Moretti”. Tutto chiaro, dunque: De Rosa lanciava fulmini contro un Partito democratico in cui, secondo lui, si arriva in commissione solo previa raccomandazione (cioè, dei pompini metaforici) oppure scambiando favori sessuali, in una specie di orgia democratica (ma in questo caso, sarei interessato a sapere come si stabilisce chi deve dei favori a chi. Forse con le preferenze?).

Qualche giorno fa, De Rosa ha dichiarato all’Ansa: “Non mi nasconderò dietro l’immunità parlamentare perché sono un cittadino e da cittadino mi difenderò dalle false accuse del Pd”. La sua decisione è stata annunciata in diretta dal collega di partito Luigi Di Maio sulla sua pagina Facebook, in questi termini: “Massimo De Rosa (deputato accusato di aver rivolto frasi ingiuriose alle deputate Pd, ma prima accerchiato, provocato e apostrofato come ‘fascista’) ha appena rinunciato alla sua immunità parlamentare. Noi del Movimento 5 stelle facciamo così. Nessun privilegio o trattamento speciale. E chi sbaglia (e si scusa) si assume comunque le responsabilità di quello che ha fatto. Noi come gruppo gli staremo vicino per questo. Perché si è comportato da normale cittadino”. Gli ha fatto eco Beppe Grillo, che ha twittato: “De Rosa del #M5S accusato di aver rivolto frasi ingiuriose alle deputate Pd rinuncia all’immunità parlamentare. Grazie Massimo per l’esempio”.

Ho cominciato a leggere

i commenti su Facebook seguiti all’annuncio fatto da Di Maio. Ho finito per leggerli tutti. Per chi volesse capire l’M5s e i suoi sostenitori, a quasi un anno della loro entrata trionfale in parlamento, consiglio di dedicarci qualche minuto: non sarà scientifico, ma non è male come spunto per una lettura degli umori, le preoccupazioni, le ossessioni di quel 20-25 per cento degli italiani che sostiene il movimento.

La prima cosa che mi colpisce è che quasi nessuno dei sostenitori che intervengono mette in dubbio la versione delle sette deputate Pd, cioè quelle che lo stesso De Rosa definisce “false accuse”. Ecco qualche esempio: “Mah! Scusarsi perché? … Si sa che molte donne arrivano al potere con favori sessuali e di solito sono proprio quelle che si offendono” (a scrivere è una donna). Oppure: “Tutto bene, ma personalmente non mi scuserei per aver dato un calcio a chi se l’è cercato”. Un altro attivista scrive: “Io avrei detto di peggio nn penso abbia esagerato”. Un altro, che sfodera quella che si potrebbe definire la “difesa dell’emetico”, dice: “Che bello quando hai qualcosa sullo stomaco e lo vomiti fuori, dopo ti senti un altro ti senti meglio e bene”. Un altro, che invece ricorre alla “difesa del minimo comune denominatore”, opina: “Ha detto in pubblico quello che più o meno tutti noi diciamo al bar”.

Ogni tanto tra i commenti spunta qualche critica più dura - per la presunta frase, non per la rinuncia all’immunità - ma sono relativamente pochi: “Non credo ci sia giustificazione per degli insulti sessisti… e lo dico da vostra elettrice orgogliosa di esserlo”; oppure: “Ottimo, ma in futuro cercate di non fare più uscite del genere. Se ve la giocate sui contenuti senza dare adito a critiche su frasi imbarazzanti vincete voi”. Un altro commento fuori dal coro che mi piace molto: “Programmazione neuro linguistica. Massimo De Rosa è ACCUSATO di aver rivolto frasi ingiuriose, ma CERTAMENTE è stato apostrofato come fascista. Luigi, visto che sei napoletano e mi capisci, ‘facit’v accattà a chi nun ve sap…’”. Un’altra amica di Facebook chiede, perplessa, “quando avrebbe chiesto scusa” Di Maio.

Da politologo-patologo (a dire il vero non sono né l’uno né l’altro, ma perché lasciare queste mansioni nelle mani di una casta?), direi che le tre sindromi che emergono dai commenti dei sostenitori dell’M5s sono:

1) La convinzione di essere l’unico movimento politico pulito e onesto, l’unico in grado di redimere la dignità calpestata di un paese che è stato troppo a lungo nelle mani di una classe politica corrotta. Cito solo alcuni commenti sul gesto “eroico” di De Rosa: “Grandissssimo Massimo lezione di etica ai provocatori del Pd”; “già, provate a imitarci. Nessuno lo fa, è troppo costoso, sia in termini monetari sia di onestà intellettuale”; “coerenza e riconoscimento degli errori…..grandi….così li mandiamo a casa”. A volte la convinzione di essere i detentori della verità assume dei toni da veri e propri seguaci di una setta, come in questo commento: “Siete unici orgoglio italiano mai come ora farò continuamente la mia parte per dirlo a chi è meno fortunato e ancora intrappolato”.

2) La convinzione di essere trascurati e perfino perseguitati dai mezzi d’informazione, a volte in sintonia con altre forze politiche o un “loro” non meglio definito. “Purtroppo i media amplificano e deformano… Sono capaci di dire che siete bombaroli per una scoreggia”; “bene Luigi, peccato che giornali ed i telegiornali delle tv corrotte non parlino mai in questi i termini del M5s, continuando a confondere le menti di chi non possiede altri mezzi per informarsi”; “delle accuse di De Rosa non ci sono video e nelle TV non si parla d’altro! Lo schiaffo alla Lupo si è VISTO in tutte le TV e nessuno ne parla” (a dire il vero, il primo articolo che ho letto sulla vicenda, sul Corriere della Sera, parlava prima del presunto schiaffo di Stefano Dambruoso (Scelta civica) a Loredana Lupo (M5s), e solo dopo dei pompini di De Rosa). Questa sindrome può sfociare anche nella teoria del complotto: “Da notare che gli attacchi all’M5s sono partiti appena l’M5s al senato ha fatto approvare il ddl che modifica l’art.416 ter c.p. (Traffico di influenze illecite politico-mafiose). Non solo, gli attacchi sono continuati perché Di Maio ha pubblicato i documenti desecretati delle indagini sulla Terra dei fuochi, documenti pieni zeppi di nomi e cognomi”.

3) Proclamazione di un dibattito democratico che in realtà segue delle linee guida mandate dall’alto. L’80 per cento dei commenti non fa altro che echeggiare la lettura fatta da Di Maio, prendendo per buona perfino la sua affermazione che De Rosa è stato “apostrofato come fascista” (ricordiamo che si tratta di una frase riferita da De Rosa stesso. Ricordiamo anche che dire che l’interruzione forzata del lavoro di un parlamento democratico era una tattica usata dal fascismo non può essere considerato un insulto, perché è un fatto storico).

Non ci vuole una grande memoria storica per rammentare un altro movimento politico nato negli anni novanta che condivideva queste stesse tre fissazioni che ho elencato sopra. Certo, in Forza Italia la prima ossessione aveva una variante: per Silvio Berlusconi non contava tanto l’essere pulito quanto l’essere in grado di pulire le cose che lui riteneva essere sporche. Certo, a differenza di Forza Italia, l’M5s è un movimento politicamente trasversale. Certo, i deputati di Forza Italia non si sono mai autoridotti la loro indennità e la diaria, né uno di loro ha mai rinunciato all’immunità parlamentare o i loro sostenitori hanno mai scritto e revisionato tutti insieme sul web una proposta di legge.

Ma il mio paragone è di natura psico-nazionale. Visto in modo spassionato, da storico del presente, il Movimento 5 stelle ha fatto sua una rabbia contro il sistema e un senso di persecuzione da sempre presente in Italia e rifiorente a più riprese, in forme diverse, in vari momenti storici, anche prima dell’Unità.

A volte, addirittura, a leggere certi commenti dei sostenitori del M5s, ti addentri in uno strano presente da fantapolitica, in cui Forza Italia e Italia dei valori si sono fuse in una bizzarra alleanza: “Tutti i porconi criminali del governo”, scrive un sostenitore sulla pagina Facebook di Di Maio, “sono protetti da una parte della magistratura altrettanto criminale…!!!”.

È la democrazia versione 2.0, o la dittatura di “quello che tutti noi diciamo al bar”? Non lo so, ma so che quando un movimento che fonda una parte importante della sua identità sull’essere incompreso, sulla sua detenzione dell’unica verità, sull’eroicizzazione di gesti banali e sul fatto che, davanti a quello che considera un complotto, deve a malavoglia ricorrere alle maniere forti, beh, se fosse un ragazzo quindicenne in una scuola statunitense, gli psicanalisti (di quelli che ci sono nelle scuole americane) lo metterebbero sotto osservazione. Per non rischiare di sentire al tg il solito vicino di casa che, dopo il fattaccio, dice che “sembrava un ragazzo così normale”.

Un ultima considerazione: ma che razza di bar frequentano questi qua?

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