24 gennaio 2014 17:50

Abbiamo avuto l’onore di avere Beppe Grillo solo per noi! Infatti giovedì 23 gennaio il “non leader” del Movimento 5 stelle (M5s) è venuto nella sede romana dell’Associazione della stampa estera, in via dell’Umiltà. Una via dal nome decisamente poco appropriato o un bell’esempio di antifrasi ironica, visto che l’umiltà non è certo la virtù principale né dell’ex comico né dei giornalisti, dobbiamo riconoscerlo.

Così, mentre i suoi parlamentari fanno fatica a convincere l’opinione pubblica dell’utilità del loro isolamento in parlamento e mentre la scena mediatica è occupata quotidianamente da Matteo Renzi, Grillo ha cercato di conquistare le simpatie di un pubblico, la stampa estera, che tiene in considerazione molto più dei mezzi d’informazione italiani, che sono stati invitati ad aspettare per strada.

“L’informazione in questo paese è un cancro, abbiamo bisogno di considerazione. Per tutti siamo rimasti i ‘grillini’, solo un voto di protesta. E questo perché il nostro movimento non è mai esistito in nessun altro posto, perché siamo un’anomalia nel sistema, i primi francescani della politica”, ripete con insistenza colui che sul suo blog permette ai suoi militanti di eleggere “il giornalista del giorno”, cioè chi ha osato criticare l’M5s, e di metterlo alla gogna dei commenti anonimi e spesso offensivi.

L’occasione di questo incontro? Il lancio della campagna M5s per le elezioni europee di maggio. Grillo non sa ancora quante circoscrizioni ha l’Italia (“Sei?”, chiede a una parlamentare che l’accompagna. “No, cinque”) né quando saranno scelti i suoi candidati (“Lo sai te?”), ma nel frattempo il suo discorso e il suo programma sono pronti.

“Non voglio essere considerato come il reazionario d’Europa, non sono antieuropeo, dico solo che esistono diversi modi di vedere l’Europa”, ha esordito colui che si lamenta che il termine “populista” applicato al suo movimento “sia diventato un insulto”. “L’altra Europa” sognata dall’ex comico genovese può essere riassunta in sette punti: un referendum sull’euro, l’abolizione del patto di stabilità, l’adozione di eurobond, l’alleanza dei paesi del sud del Mediterraneo per una politica comune, l’esclusione delle spese di investimenti e di ricerca dal calcolo del deficit, finanziamenti per l’agricoltura e l’abolizione dell’equilibro di bilancio. “Vogliamo dire qualcosa all’Europa. Non ce la faccio più a sentirmi dire quello che dobbiamo fare”.

Nazionalista? Nostalgico? Grillo rifiuta le etichette (“Non siamo né di destra né di sinistra”) e le alleanze (“Non abbiamo nulla da spartire con questa gente”). Dopo l’elezione i suoi eurodeputati vedranno “se ci sarà qualche parlamentare finlandese” per formare un gruppo a Strasburgo. Nei sondaggi è sempre accreditato del 20 per cento dei voti. Per maggio Grillo non fa alcun pronostico, ma conta di ripetere l’exploit del Movimento alle elezioni politiche del febbraio del 2013.

Tuttavia la battaglia sarà dura nel settore molto affollato degli euroscettici (Lega Nord e Forza Italia). Di conseguenza è costretto ad alzare la voce, a ricorrere ai toni enfatici: “Siamo in guerra: o vinciamo o perdiamo e me vado. Ma vinceremo, mi sono impegnato e andrò fino in fondo”. L’ultimo messaggio è per i nemici (la stampa, la Commissione europea, il Fondo monetario internazionale, la Banca centrale europea e tutti i politici): “Fateci sognare, perché se voi non ci fate sognare, noi non vi facciamo dormire”.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it