23 settembre 2014 09:00

1. The Once, You lead I will follow

Ci si casca tutti gli anni. Chiamiamolo il folk del foliage: s’intravede l’autunno, s’infiammano le foglie, circolano antinfiammatori e ci si ambienta con le armonie pulite di qualche giovane formazione anglosassone spuntata da un bosco. Quest’anno tocca a questi tre canadesi con la cantante di nome Geraldine e gli altri due che s’ingegnano con cascate di banjo e bouzouki, e Departure, il bell’album pastorale che deriva da tutto questo lavorio nelle foreste del Newfoundland e nelle sale d’incisione della Nettwerk, aiuta a guarire anime acciaccate.

2. Una, Sotto il cielo dell’Ilva

“Ci sentivamo vivi / mentre Taranto bruciava”, e il primo amore e il dolore e il mar Piccolo le barche le scritte sui muri. Una piccola epopea adolescenziale su sfondo di disagio e dissesto di provincia. È un racconto in forma di canzone, cosa che Marzia Stano sa fare, anche se titolare il primo singolo #scopamici sa di furbata (così come il namecheck dell’oroscopo di Internazionale), comunque la sua piccola voce (non viscerale alla Carmen Consoli) sa guidare l’ascoltatore dell’album Come in cielo così in terra in una vita che sa di vero e di oggi.

3. Linfante, Muoio di sonno

Ascoltare questa, o Non mi piace niente, o anche Chiudo gli occhi e non penso a te, e Stefano, ragazzo di “Bigcream, Longobardia”, pare un caso clinico di anedonia: niente gli dà gioia e piacere, tranne forse imbracciare una chitarra acustica e squarciarsi la gola in termini occasionalmente poetici. Insomma, un bluesman autentico, uno che a una donna dice “per sbaglio il tuo seno mi sta riempiendo la mano”. Mica come quei chiagne e fotte del Mississippi tutti tristi per poi far sdilinquire le signorine; qui è un vero amaro folk bizarre da stagione delle piogge.

Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2014 a pagina 92 di Internazionale, con il titolo “Massive acciacc”. Compra questo numero | Abbonati

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