28 aprile 2014 14:51

Con l’avvicinarsi del voto del 30 aprile, la campagna elettorale è diventata più aggressiva. 
I partiti religiosi hanno convinto alcuni imam a emettere delle fatwa che proibiscono di votare per un laico. D’altro canto, i candidati laici hanno attaccato i partiti religiosi per il pessimo bilancio dei loro anni al potere: aumento del terrorismo, fratture sociali, corruzione, inefficienza…

La coalizione Stato di diritto del primo ministro Nuri al Maliki sostiene che gli avversari non hanno candidati forti e che per questo Al Maliki dovrebbe rimanere al suo posto. I suoi avversari, invece, accusano il premier di seguire le orme del dittatore Saddam Hussein. Sui mezzi d’informazione escono sempre più notizie sul coinvolgimento di familiari di Al Maliki - il figlio Ahmad e due generi - in attività politiche ed economiche sospette. Le piccole coalizioni sollevano dubbi sulla provenienza dei finanziamenti delle costose campagne elettorali dei partiti principali. La tv Al Etejah ha intervistato molti cittadini di Baghdad che accusano i grandi partiti di usare il denaro pubblico per coprire i costi delle loro campagne o di utilizzare i fondi dei governi regionali.

Mentre sale la tensione politica, cresce anche la preoccupazione che Al Qaeda stia ammassando le sue forze nei quartieri occidentali di Baghdad organizzando gli attentati che rischiano di influenzare l’esito del voto.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it