09 dicembre 2015 10:39

Mentre alla conferenza sul clima di Parigi i negoziati vanno avanti, Nature fa il punto della situazione e indica sei questioni da tenere d’occhio.

Chi paga il conto?

Le nazioni ricche si sono accordate in precedenza per sostenere con cento miliardi di dollari all’anno i paesi in via di sviluppo entro il 2020. Questi fondi dovrebbero servire a ridurre le emissioni e ad adattarsi al cambiamento climatico. Nel 2014 sarebbero stati versati poco più della metà dei fondi: 62 miliardi di dollari. Ma l’India e altri paesi in via di sviluppo mettono in dubbio la cifra effettivamente stanziata e chiedono un sistema per tracciare i fondi destinati al clima.

L’obiettivo di lungo termine dovrebbe essere più ambizioso?

L’obiettivo globalmente accettato è di limitare il riscaldamento globale entro i 2 gradi centigradi. Ma molti paesi in via di sviluppo, soprattutto i rappresentanti di piccole isole pianeggianti, vorrebbero un obiettivo di 1,5°C. Si prevede che i negoziatori affronteranno la questione verso la fine della conferenza.

Come tracciare il taglio delle emissioni?

Una volta raggiunto l’accordo, si dovrà verificare che i governi realizzino gli impegni presi. Gli Stati Uniti e molti paesi industrializzati chiedono resoconti migliori ai paesi in via di sviluppo, che però spesso non hanno la capacità tecnica per compiere rilevamenti accurati.

Fissare il prossimo summit

Gli ambientalisti lo vorrebbero nel 2020. Cina, Stati Uniti e Francia sono pronti a una revisione degli obiettivi tra cinque anni, mentre l’India propone di aspettare dieci anni.

Come affrontare le conseguenze ormai inevitabili del cambiamento climatico?

Henry Puna, il primo ministro delle isole Cook, che rischiano di essere sommerse, chiede che la migrazione e lo spostamento della popolazione avvenga con dignità: “La migrazione forzata non è un’opzione”. Le popolazioni di diversi paesi rischiano di non potersi adattare ad alcune conseguenze del cambiamento climatico e questo solleva la questione di come affrontare le perdite inevitabili. Gli Stati Uniti non vogliono che l’accordo di Parigi menzioni la questione della compensazione economica.

Le iniziative a bordo campo

A Parigi è in corso una conferenza parallela sulla sostenibilità, con temi che non fanno parte dei negoziati della Cop 21. Molti ricercatori e ambientalisti chiedono che questi aspetti siano considerati e che diventino parte della soluzione. Un gruppo di ricercatori, per esempio, si è concentrato sugli oceani, che assorbono circa un quarto dell’anidride carbonica emessa dall’umanità, forniscono risorse ittiche, energia e sostengono le zone umide, che a loro volta proteggono dalle tempeste.

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