06 maggio 2016 18:00

Le diagnosi sbagliate, l’incapacità del personale sanitario e la mancanza di comunicazione possono avere conseguenze molto gravi per i pazienti, in alcuni casi letali. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal valuta gli errori medici come una delle principali cause di morte negli Stati Uniti.

Considerare solo i ricoveri ospedalieri, lo 0,4-1,1 per cento delle ammissioni si concluderebbe con la morte del paziente a causa di uno sbaglio. Con circa 251mila decessi, gli errori medici potrebbero rappresentare la terza causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari e il cancro e prima delle malattie respiratorie.

Martin Makary e Michael Daniel, della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, hanno raccolto gli studi che sono stati pubblicati dal 2000. Si sono scontrati con la mancanza di dati in questo campo. Nei certificati di morte degli Stati Uniti l’errore umano non è previsto e quindi non viene segnalato. Di conseguenza, le statistiche ufficiali sulla mortalità non prendono in considerazione questo fattore.

Secondo i ricercatori, per affrontare il problema occorre prima misurarlo e raccogliere dati più precisi. Il primo passo è proprio migliorare i criteri per la compilazione dei certificati di morte. “L’errore umano è inevitabile” scrivono Makary e Daniel. Oltre a dati più certi, i ricercatori auspicano anche l’adozione di sistemi che rendano lo sbaglio visibile, in modo da poter intervenire a salvaguardia del paziente. Anche la previsione dell’errore nell’organizzazione sanitaria potrebbe diminuire la frequenza del problema.

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