10 luglio 2016 14:33

La grande estinzione che mise fine all’era dei dinosauri potrebbe essersi svolta in due fasi. Il ritrovamento in Antartide di alcuni fossili di molluschi suggerisce infatti che alla fine del Cretaceo il pianeta affrontò due momenti di crisi, di cambiamento climatico ed estinzione delle specie.

Sierra Petersen e Kyger Lohmann, dell’università del Michigan, con Andrea Dutton, dell’università della Florida, hanno studiato i sedimenti marini dell’isola Seymour, vicino alla penisola Antartica. Analizzando la composizione chimica dei fossili di conchiglie, hanno ricostruito l’andamento delle temperature tra 69 e 65,5 milioni di anni fa. I ricercatori hanno scoperto un primo aumento della temperatura, pari a quasi otto gradi, durante il periodo della formazione dei magmi del Deccan, in India.

Si tratta della conferma di una delle due ipotesi sulla fine del Cretaceo, secondo la quale i fenomeni vulcanici potrebbero aver causato profondi cambiamenti del clima e l’estinzione di massa. I ricercatori hanno notato un secondo episodio di riscaldamento, più limitato e successivo, che sarebbe avvenuto nello stesso periodo della creazione del cratere di Chicxulub, in Messico. Questa è la conferma di un’altra ipotesi sulla fine dell’era dei dinosauri, che sarebbe avvenuta a causa degli sconvolgimenti provocati dalla caduta di un asteroide nello Yucatan.

Secondo il team americano, durante i due periodi di cambiamento climatico i molluschi di Seymour hanno subito una doppia ondata di perdita di specie. Si spiegherebbe così, con l’azione combinata del vulcanismo e dell’asteroide, la gravità dell’estinzione di massa alla fine del Cretaceo, che fece scomparire i tre quarti delle specie viventi.

Lo studio pubblicato su Nature Communications suggerisce infatti che la crisi dovuta agli eventi vulcanici potrebbe aver indebolito gli ecosistemi, rendendoli più vulnerabili alle conseguenze della caduta dell’asteroide.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it