26 febbraio 2017 14:44

È stata costruita una mappa della biodiversità marina, che permette di individuare le aree più a rischio a causa del cambiamento climatico e della pesca eccessiva. Sono sei e dovrebbero essere protette con una gestione della pesca attenta agli aspetti ambientali.

Francisco Ramírez e colleghi hanno studiato la distribuzione di 1.729 specie di pesci, 124 specie di mammiferi marini e 330 specie di uccelli marini. In questo modo hanno identificato le aree marine maggiormente ricche di vita. Ovvero: il Pacifico centro-orientale, che lambisce le coste meridionali del Perù; l’Atlantico sudoccidentale, al largo dell’Argentina; l’oceano Indiano occidentale, un’ampia area che si estende dalle coste del Sudafrica fino al Kenya; il Pacifico centro-occidentale, dall’Indonesia fino a Papua Nuova Guinea e al Giappone meridionale; il Pacifico sudoccidentale, a est dell’Australia; il Pacifico centrale.

Un’ulteriore analisi dei dati degli ultimi decenni ha mostrato che queste aree sono state colpite da fenomeni come l’aumento di temperatura dell’acqua, la riduzione delle correnti e la diminuzione della produttività marina. È emerso che la pesca industriale tende a concentrarsi in queste zone, visto che sono molto ricche di pesci.

Secondo lo studio pubblicato su Science Advances, le aree così identificate dovrebbero essere protette, tenendo conto dell’impatto della pesca e del cambiamento climatico. Inoltre, il metodo sviluppato nella ricerca può essere usato anche a livello locale.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it