21 aprile 2017 13:55

“Scienza, non silenzio”(science, not silence), dicono le spille in vendita per la marcia organizzata per il 22 aprile a Washington, negli Stati Uniti. Alla marcia per la scienza nella capitale americana hanno aderito oltre duecento tra società scientifiche, associazioni professionali, musei, giornali e organizzazioni di vario tipo. L’iniziativa, che coincide con la giornata della Terra, è stata decisa da un gruppo di ricercatori qualche settimana dopo l’insediamento di Donald Trump alla presidenza.

I primi provvedimenti presi dal presidente sull’immigrazione, che hanno bloccato l’arrivo di molti ricercatori e studenti negli Stati Uniti, sono stati uno dei motivi della marcia. Anche il cambiamento di rotta nella politica sul cambiamento climatico e i tagli ai fondi delle agenzie di ricerca hanno spinto molti ricercatori alla mobilitazione. Tuttavia, nelle intenzioni degli organizzatori l’iniziativa è a favore della scienza, non contro Trump o contro i repubblicani. “Politiche e agende antiscientifiche sono state sostenute da politici di entrambe le parti dello schieramento politico”, scrivono gli organizzatori.

La marcia di Washington sarà accompagnata da iniziative simili in altre cinquecento città in tutto il mondo. Sono state annunciate manifestazioni in Canada, Messico e in molti altri paesi americani. In Brasile sono previste una ventina di iniziative. Anche in Europa l’evento ha trovato sostenitori, che hanno aggiunto motivazioni di protesta locali.

In Italia ai temi lanciati dalla campagna statunitense è stata aggiunta una protesta contro il precariato dei ricercatori

A Londra la comunità scientifica manifesterà per esprimere la sua preoccupazione per la Brexit e la possibile perdita dei finanziamenti dell’Unione europea alla ricerca. In Germania più di venti città hanno risposto all’appello. Secondo gli organizzatori la scienza, la ricerca, la tecnologia e l’istruzione sono alla base della prosperità economica del paese.

In Francia la manifestazione è un’occasione per criticare la scarsa attenzione per la scienza dei candidati alle elezioni presidenziali, il cui primo turno si tiene il 23 aprile. A Ginevra, in Svizzera, si ricorda che la scienza è stata usata per discriminare le persone e che gli scienziati rifiutano “esplicitamente tutti i tentativi di cooptare i metodi della scienza per opprimere o marginalizzare gruppi di persone”.

In Italia sono previste manifestazioni a Caserta, Firenze, Milano, Potenza e Roma. Nella capitale il corteo partirà dal Pantheon per arrivare a Campo dei Fiori. Ai temi lanciati dalla campagna statunitense è stata aggiunta una protesta contro il precariato dei ricercatori. Hanno aderito, tra gli altri, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, l’Istituto superiore di sanità, il Cnr, alcune università e varie associazioni.

In Asia e nell’area del Pacifico sono state organizzate manifestazioni in vari paesi, tra cui India, Corea del Sud, Giappone, Taiwan, Australia e Nuova Zelanda. A Hong Kong è stato organizzato un pranzo per la scienza. In Africa, per esempio ad Abuja, in Nigeria, l’iniziativa è stata tradotta in un sostegno alla ricerca per l’agricoltura e la sicurezza alimentare.

Negli Stati Uniti ci sono anche i ricercatori che hanno deciso di non marciare. Secondo Nature c’è il rischio di politicizzare la scienza. Il ricercatore dell’università di Chicago Nathan Gardner, per esempio, spiega che non parteciperà perché “alcune persone in America vedono la scienza come qualcosa di sinistra”. Anche se gli organizzatori dichiarano che l’iniziativa non è anti Trump, “chi marcia è percepito come anti Trump”, conclude Gardner.

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