30 aprile 2017 18:00

Potrebbe essere possibile capire se un neandertaliano, o un altro ominide, ha abitato in una caverna, anche senza ritrovare dei resti fossili. Il metodo, sviluppato da un team di ricercatori europei, si basa sull’analisi dei sedimenti trovati nelle caverne.

In alcuni di questi siti sono state trovate ossa animali con tracce di macellazione oppure strumenti di pietra, testimonianza della presenza di ominidi. Tuttavia, poiché non sempre sono state trovate le ossa dell’ominide, non è facile capire chi ha abitato la caverna, un neandertaliano, un denisoviano o un’altra forma umana.
Viviane Slon e colleghi hanno analizzato 85 campioni di sedimenti, raccolti per l’occasione o in precedenza, in sette siti euroasiatici: Les Cottés e Caune de l’Arago in Francia, Trou Al’Wesse in Belgio, El Sidrón in Spagna, Vindija in Croazia, le caverne Denisova e Chagyrskaya sugli Altai, in Russia. I siti sono stati abitati tra 14mila e circa 550mila anni fa. Dai campioni è stato estratto il dna e, con una tecnica sofisticata, si è cercato di catalogare le moltissime sequenze presenti, assegnandole alle specie dell’epoca.

È stato trovato il dna di molti animali, come mammut e iene. In quattro siti i ricercatori sono riusciti a isolare il dna neandertaliano e in uno quello denisoviano. Il dna individuato è quello presente nei mitocondri, i piccoli organelli nelle cellule umane. Secondo lo studio pubblicato su Science, è anche possibile capire se il sito è stato occupato da un solo individuo o da più individui. Tuttavia, non sempre è possibile estrarre il dna dai sedimenti, soprattutto nei siti più antichi.

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