24 luglio 2014 13:25

Il cantiere è scomparso da tempo, i bambini di allora hanno i capelli bianchi, alcuni di loro non ci sono più. E anche il film che sessant’anni fa ne catturò dei frammenti di vita per le strade di Bruxelles ha rischiato di fare la stessa fine. Invece Le chantier des gosses di Jean Harlez, girato tra il 1954 e il 1956, qui è diventato l’evento cinematografico dell’anno, il motivo per cui il 9 gennaio scorso mezza Bruxelles (compresa la sottoscritta) si è accalcata davanti a un cinema di duecento posti, impaziente di scoprire il primo film neorealista belga. Non ero tra i duecento primi fortunati, ma come me, tra gennaio e febbraio, migliaia di persone hanno affollato il cinema Nova per seguire le avventure di una banda di ragazzini nei Marolles degli anni cinquanta (anzi nella Marolle, come dicono gli abitanti di questo quartiere popolare di Bruxelles).

Harlez girò il film con una telecamera che si era fabbricato da sé, pedinando i suoi personaggi come insegnava Zavattini e seguendo solo a grandi linee la sceneggiatura. Il motore del film è il quartiere, la sua gente, soprattutto i suoi scugnizzi, le cui giornate filano imprevedibili in una dimensione parallela a quella degli adulti, finché un giorno una squadra di geometri e architetti osa sconfinare nel loro regno, in quel terreno abbandonato chiamato V1, dal nome del missile tedesco che nel 1944 si era abbattuto ai piedi del palazzo di giustizia di Bruxelles. Armati di fionde, i prodi in calzoncini contrattaccano. Harlez è al loro fianco nella battaglia, li insegue nelle loro scorribande per il quartiere, mostra teneri primi amori e pericolose bravate, sguardi famelici rivolti a dolci inabbordabili e scherzi più o meno innocui ai danni di parroci e galline.

Dopo la fine delle riprese e del montaggio, Harlez si ritrovò senza un soldo per la sonorizzazione. Si avvicinava l’esposizione universale del 1958 e nessuno aveva voglia di finanziare un film che mostrava il volto povero di Bruxelles. Sonorizzato nel 1969, Le chantier des gosses fu proiettato nel settembre del 1970 a una serata organizzata da un’associazione socialista, trasmesso in televisione l’anno seguente, poi più nulla per oltre quarant’anni. Il Nova, che tra i suoi tanti meriti ha quello di aver riportato alla luce questo tesoro in bianco e nero, domani propone una proiezione gratuita all’aperto nei Marolles, mentre sabato e mercoledì organizza una passeggiata “sulle orme del cantiere” in compagnia di Jean Harlez e Freddy Piette, uno dei gamins del film.

Prossima tappa: Tolosa, a settembre, poi, chissà, l’Italia? In fondo è lì che ha origine Le chantier des gosses, dall’impatto che film come Sciuscià e Ladri di biciclette ebbero sul giovane Harlez. Nell’attesa che questo cerchio si chiuda, trovate alcuni estratti online, degli aggiornamenti sulla pagina Facebook curata dal Nova e qui sotto una bella intervista a Harlez.

Francesca Spinelli è giornalista e traduttrice. Vive a Bruxelles e collabora con Internazionale. Su Twitter: @ettaspin

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