Abu Omar

La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia per il caso Abu Omar.
La Corte europea dei diritti umani condanna l’Italia per il caso Abu Omar. Secondo i giudici di Strasburgo, Roma sapeva che l’imam di origine egiziana era vittima di un’operazione di extraordinary rendition (cioè una detenzione extra giudiziale) condotta dalla Cia. Consentendo agli agenti segreti statunitensi di rapirlo a Milano nel 2003, l’Italia ha violato il suo diritto a non essere sottoposto a tortura.
Il caso Abu Omar alla Corte europea dei diritti umani

L’Italia si è difesa davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo dalle accuse di coinvolgimento nel rapimento nel 2003 dell’imam di Milano sospettato di terrorismo, l’egiziano Hassan Mustafa Osama Nasr, conosciuto come Abu Omar. La corte si pronuncerà sul caso nei prossimi mesi, e sulla sentenza potrà essere presentata richiesta d’appello. I giudici dovranno decidere se le autorità italiane abbiano impropriamente, o meno, invocato il segreto di stato per coprire il ruolo dei servizi segreti nel rapimento dell’imam.

“L’imam Abu Omar è stato rapito esclusivamente dalla Cia, non è mai stato nelle mani delle autorità italiane”, ha sostenuto nel corso dell’audizione a Strasburgo la rappresentante del governo italiano, Paola Accardo. Per il caso erano stati condannati alcuni alti funzionari dei servizi segreti italiani (Sismi), tra cui Nicolò Pollari e Marco Mancini, rispettivamente a 9 e 10 anni di carcere. Ma le condanne sono state successivamente cancellate nel febbraio 2014 dalla corte di cassazione con la motivazione che le prove contro gli accusati erano coperte dal segreto di stato.

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