Al Fatah

Il governo di unità nazionale palestinese si dimette

Il primo ministro palestinese Rami Hamdallah ha presentato le dimissioni del suo governo di unità nazionale. La decisione è stata presa a causa della frattura tra la Cisgiordania, amministrata dal Al Fatah, e la Striscia di Gaza, sotto il controllo di Hamas dal 2006, e della sfida rappresentata dalle discussioni segrete che Hamas starebbe conducendo con Israele. Il presidente palestinese Abu Mazen ha accettato le dimissioni e ha ordinato a Hamdallah di formare un nuovo governo. Hamdallah comincerà immediatamente le consultazioni con tutti i movimenti palestinesi, compreso Hamas, e probabilmente cercherà di formare un nuovo governo di unità nazionale.

Le dimissioni sanzionano l’incapacità di agire del governo formato nel giugno del 2014 per mettere fine ad anni di divisioni. Le due fazioni avevano concordato un piano di riconciliazione, che però è rimasto lettera morta.

Hamas ha fatto sapere di essere contraria alla decisione unilaterale di dissolvere il governo e ha detto che si opporrà ai cambiamenti imposti senza il consenso di tutte le parti. Secondo alcuni funzionari palestinesi, a spingere il governo alle dimissioni è stata la diffusione della notizia dei colloqui indiretti tra Israele e Hamas per promuovere un cessate il fuoco di lunga durata nella Striscia di Gaza. Hamas ha negato, ma il funzionario Bassem Naim, ai vertici dell’organizzazione, ha detto che Abu Mazen è stato “colto impreparato” dalla notizia.

Abu Mazen minaccia le dimissioni del governo di riconciliazione

Il presidente palestinese Abu Mazen ha minacciato di fare dimettere nelle prossime ore il governo guidato da Rami Hamdallah. Secondo la stampa israeliana e palestinese, Abu Mazen ne ha parlato in una riunione del Consiglio rivoluzionario di Al Fatah, la sera del 16 giugno. Le dimissioni sarebbero dovute all’impossibilità del governo di unità nazionale di operare nella Striscia di Gaza per gli ostacoli frapposti da Hamas. Abu Mazen dovrebbe incontrare subito Hamdallah al quale chiederà di formare un nuovo governo.

L’esecutivo si è insediato nel giugno scorso, proprio per mettere fine alle gravi divergenze tra Al Fatah, che amministra la Cisgiordania, e Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. Israele e Hamas hanno avviato contatti indiretti per una tregua sul lungo termine nella Striscia, con la collaborazione di mediatori arabi ed europei. E sarebbe proprio questo il motivo della decisione di Abu Mazen, convinto che un’eventuale intesa tra lo stato ebraico e Hamas – con il coinvolgimento del Qatar e della Turchia – lo isolerebbe a livello politico e rappresenterebbe un duro colpo per il governo di riconciliazione guidato da Hamdallah.

Le due parti governano separatamente da quando Hamas, che vinse le elezioni nel 2006, allontanò Fatah dalla Striscia di Gaza nel 2007. Anche se il partito di Abu Mazen e il movimento islamico hanno formalmente accettato il nuovo governo, restano profondi contrasti. Hamas ha già fatto sapere attraverso un portavoce che si opporrà a “qualsiasi cambiamento unilaterale nel governo” a cui è associato.

Esplosioni contro Al Fatah nella Striscia di Gaza

Circa dieci esplosioni hanno colpito le abitazioni e le automobili di alcuni esponenti del partito politico Al Fatah nella Striscia di Gaza.

Gli attentati, che non hanno causato vittime e non sono stati rivendicati, sono stati condannati da Al Fatah e dal gruppo islamico Hamas, al potere nella Striscia.

Le esplosioni si sono succedute nel giro di qualche ora a partire dalle 6,30 di mattina, ora locale. Una di queste ha colpito un palco montato nell’ovest della Striscia in vista delle celebrazioni per il decimo anniversario della morte di Yasser Arafat, l’11 novembre.

Rami Hamdallah, il primo ministro del governo di unità nazionale palestinese, composto da Al Fatah e Hamas, ha annullato la sua visita a Gaza prevista per il 9 novembre. Avrebbe dovuto incontrare Federica Mogherini, alto rappresentante della politica estera dell’Unione europea. Afp

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