Aung San Suu Kyi

Tre anni dopo il golpe la guerra civile non si ferma

Il conflitto interno in Birmania scoppiato dopo il colpo di stato del 2021 ha portato l’economia al collasso. Nonostante i successi sul campo, la vittoria della resistenza è lontana Leggi

Contro la giunta

Il giorno del secondo anniversario del colpo di stato in Birmania, migliaia di attivisti si sono riuniti a Bangkok di fronte all’ambasciata birmana e al palazzo delle Nazioni... Leggi

La scommessa persa della democratizzazione in Birmania

L’arresto di Aung San Suu Kyi, la principale leader politica del paese, è avvenuto il 1 febbraio e ha riportato il paese a un passato doloroso. Ma non è detto che i cittadini lascino campo libero ai militari. Leggi

Perché un nuovo colpo di stato in Birmania

L’esercito ha proclamato lo stato d’emergenza e arrestato Aung San Suu Kyi e altri esponenti del governo civile in un golpe di cui non è molto chiaro il senso. Leggi

La Birmania vota ma la democrazia è lontana

In Birmania l’8 novembre si vota, e la vittoria del partito di Aung San Suu Kyi è scontata. Meno lo era la sua scelta di voltare le spalle ai rohingya. Leggi

Il governo birmano è pronto a liberare i prigionieri politici.
Il governo birmano è pronto a liberare i prigionieri politici. L’ha confermato Aung San Suu Kyi, consigliera di stato del governo guidato dal presidente Htin Kyaw, il primo esecutivo democratico in cinquant’anni. Non è ancora chiaro quanti prigionieri usciranno dal carcere, ma secondo una prima stima potrebbe trattarsi di 500 persone, compresi diversi studenti.
La Birmania affronta la democrazia

La Birmania ha finalmente un governo eletto. Alla vigilia di questa fase decisiva, arrivata dopo mezzo secolo di dittatura militare, i giornalisti francesi Carine Jaquet e Mikael Ferloni hanno realizzato un webdocumentario per fare il punto sulle sfide che il paese deve affrontare Leggi

La lunga strada di Aung San Suu Kyi verso la democrazia in Birmania

Dopo aver fondato la Lega nazionale per la democrazia nel 1988, dopo aver stravinto le elezioni del 1990, dopo che l’esercito ha ignorato i risultati delle urne e l’ha messa agli arresti domiciliari per 15 dei successivi 21 anni, Aung San Suu Kyi è finalmente al potere. Più o meno. Leggi

In Birmania si insedia il primo governo democratico in cinquant’anni
In Birmania si insedia il primo governo democratico in cinquant’anni. Il nuovo presidente Htin Kyaw è un fidato collaboratore di Aung San Suu Kyi, leader del del partito che ha vinto le elezioni di novembre. Insieme a lui hanno giurato i ministri, tra cui la Nobel per la pace – a cui la costituzione vieta di guidare il paese perché vedova di uno straniero – che assume gli esteri, l’istruzione e l’energia.
In Birmania eletto il primo presidente non militare in cinquant’anni
In Birmania eletto il primo presidente non militare in cinquant’anni. Htin Kyaw, alleato di Aung San Suu Kyi, ha battuto con 360 voti su 652 il candidato dei militari e l’altro candidato della Lega nazionale per la democrazia (Nld), il partito di Suu Kyi che ha vinto le legislative dell’8 novembre 2015. La premio Nobel non era candidabile per costituzione perché vedova di un cittadino straniero.
In Birmania la prima sessione del parlamento dalla fine del regime dei militari
In Birmania la prima sessione del parlamento dalla fine del regime dei militari. Centinaia di deputati si sono riuniti a Naypyidaw. L’assemblea è dominata dal partito di Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), che ha vinto l’80 per cento dei seggi alle elezioni di novembre. I militari hanno un quarto dei seggi e conservano il controllo dei ministeri chiave. Uno dei primi compiti del parlamento sarà scegliere un nuovo presidente.
Il coraggio dei musulmani birmani

L’8 novembre i birmani sono andati a votare nelle prime elezioni libere degli ultimi venticinque anni. Ma i musulmani, che rappresentano il 5 per cento della popolazione, e in particolare la minoranza perseguitata dei rohingya, restano sottorappresentati ed emarginati. Il video del New York Times. Leggi

Aung San Suu Kyi vince in Birmania, secondo risultati quasi definitivi
Aung San Suu Kyi vince in Birmania, secondo risultati quasi definitivi. La Lega nazionale per la democrazia, con più dell’80 per cento dei voti scrutinati, ha conquistato i due terzi dei voti in seguito alle elezioni legislative dell’8 novembre. Un quarto dei seggi resta ai militari. La costituzione vieta a Suu Kyi di diventare presidente, ma la leader della Lega nazionale ha dichiarato che guiderà ugualmente il paese in caso di vittoria.
Tutte le sfide che aspettano Aung San Suu Kyi dopo la vittoria in Birmania

La Lega nazionale per la democrazia (Lnd), guidata dal premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi del parlamento alle elezioni legislative dell’8 novembre. Solo a gennaio si insedierà il nuovo parlamento e per le nomine dell’esecutivo bisognerà aspettare fino a febbraio. Leggi

In Birmania Aung San Suu Kyi chiede un incontro ai militari
In Birmania Aung San Suu Kyi chiede un incontro ai militari. La dissidente premio Nobel per la pace ha invitato il presidente, il capo dell’esercito e il presidente del parlamento a cominciare dei negoziati per la riconciliazione nazionale. La vittoria del partito di Suu Kyi alle legislative dell’8 novembre è già stata riconosciuta dal presidente, anche se lo spoglio è solo al 40 per cento.
Aung San Suu Kyi è ufficialmente deputata in Birmania.
Aung San Suu Kyi è ufficialmente deputata in Birmania. Con l’avanzare dello spoglio delle legislative dell’8 novembre, la dissidente premio Nobel per la pace ha conquistato il suo seggio nel nuovo parlamento, con i voti di un municipio di Rangoon. La sua Lega nazionale per la democrazia si avvicina a una vittoria con percentuali che le consentiranno di governare senza alleanze.
Il partito di Aung San Suu Kyi verso i due terzi dei voti in Birmania
Il partito di Aung San Suu Kyi verso i due terzi dei voti in Birmania. La Lega nazionale per la democrazia ha ottenuto l’88 per cento dei seggi già scrutinati, un quarto del totale. Nella sua prima intervista dopo le elezioni dell’8 novembre, il premio Nobel per la pace ha assicurato che governerà il paese, nonostante una legge le impedisca di essere eletta presidente. Gli osservatori internazionali hanno definito le elezioni “credibili” e “trasparenti”.
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