Agenti dei reparti antisommossa schierati davanti alla sede della corte costituzionale, alla vigilia della sentenza sulla legge di riforma delle pensioni. Il 15 aprile, poche... Leggi
La riforma delle pensioni ha superato l’ultimo ostacolo: il 14 aprile la corte costituzionale francese ha infatti approvato la legge che innalza da 62 a 64 anni l’età... Leggi
Il 6 aprile circa 570mila persone hanno partecipato all’undicesima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni, un numero significativamente più basso rispetto... Leggi
La violenza delle discussioni sull’immigrazione, l’islam e l’ideologia woke (cioè attenta alle rivendicazioni delle minoranze) risulta tanto più forte se ci rendiamo... Leggi
Secondo studi e sondaggi recenti, non vogliono lavorare meno, ma meglio. E chiedono che la loro occupazione sia una fonte di soddisfazione personale Leggi
I giovani francesi si sono uniti alle proteste contro la riforma delle pensioni. Perché la considerano una minaccia per il loro futuro e contestano i metodi autoritari del presidente Macron Leggi
Da due secoli in Francia le questioni sociali si affrontano con le leggi, ma anche in piazza e sulle barricate. È arrivato il momento di cambiare, scrive un giornale economico di sinistra Leggi
Più di 1,2 milioni di persone hanno manifestato in varie città francesi in occasione della sesta giornata di mobilitazione indetta dai sindacati contro la proposta di riforma... Leggi
Per affrontare sfide importanti come l’invecchiamento è inevitabile chiedere a tutti di contribuire. Ma dev’essere fatto in modo giusto. C’è una sola via per convincere... Leggi
Di fronte al caro vita e all’aumento dell’inflazione, molti pensionati sono costretti a tornare a lavorare. Anche quando le condizioni fisiche non glielo permetterebbero. Leggi
Gli interventi sulle pensioni approvati dal consiglio dei ministri nella legge di stabilità celano una strategia strutturale: sottrarre le pensioni all’intervento pubblico. Una tendenza che nei fatti si traduce nella privatizzazione del sistema previdenziale, e anche in una sua “individualizzazione”. Leggi
Il senato italiano ha approvato in via definitiva con 145 voti favorevoli e 97 contrari il decreto legge sulle pensioni, varato dal governo Renzi per rispettare la sentenza della consulta del 25 giugno.
La corte costituzionale aveva bocciato il blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni superiori alla minima di almeno tre volte, introdotto dall’esecutivo di Mario Monti dal gennaio del 2012.
Oltre a stabilire il rimborso dei soldi congelati nelle casse dello stato, il provvedimento introduce il pagamento di tutte le pensioni il primo giorno del mese, già operativo da giugno.
L’Inps ha già deciso come rimborsare i cittadini: il 1 agosto chi percepisce 1.500 euro al mese si troverà un versamento di 796,27 euro, che coprirà d’un colpo la rivalutazione del 2012, 2013, 2014 e i primi sette mesi del 2015. Da agosto, la pensione sarà aggiornata gradualmente: 1.525,49 euro al mese fino alla fine dell’anno e 1.541,75 euro da gennaio 2016.
La crisi del 2008-2014 ha fatto aumentare di un terzo il tasso di povertà in Italia e ci ha consegnato in eredità quattro milioni di “poveri assoluti” in più. Negli altri paesi europei i sistemi di protezione sociale hanno funzionato meglio contro i colpi della crisi. Ecco la prima relazione annuale dell’Inps diretto da Tito Boeri. Leggi
La camera ha approvato il decreto legge sulle pensioni varato dal governo per ottemperare alla sentenza della consulta del 25 giugno. Il testo è stato approvato con 310 voti a favore, 164 contrari e due astenuti. La corte costituzionale aveva bocciato il blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni superiori alla minima di almeno tre volte, stabilito dall’esecutivo di Mario Monti dal gennaio del 2012. Il provvedimento passa ora all’esame del senato, che deve approvarlo entro la scadenza del 20 luglio.
L’Inps ha già deciso di adeguare le pensioni secondo il decreto dal 1 agosto.
Oggi l’Inps ha emanato una circolare che spiega come e in che tempi applicherà il decreto con cui il governo di Matteo Renzi ha dato seguito alla sentenza della corte costituzionale sulle pensioni. La consulta aveva considerato illegittimo il blocco dell’adeguamento al costo della vita delle pensioni superiori alla minima di almeno tre volte, stabilito dall’esecutivo di Mario Monti dal gennaio del 2012.
Il rimborso sarà automatico. Il primo di agosto chi percepisce 1.500 euro al mese si troverà un versamento di 796,27 euro, che coprirà d’un colpo la rivalutazione del 2012, 2013, 2014 e i primi sette mesi del 2015. Da agosto, la pensione sarà aggiornata gradualmente: 1.525,49 euro al mese fino alla fine dell’anno e 1.541,75 euro da gennaio 2016.
Il rimborso dei soldi congelati nelle casse dello stato per volere del governo tecnico spetta anche agli eredi dei pensionati interessati e che nel frattempo siano deceduti. In questo caso, i familiari devono presentare una domanda all’Inps.
Ormai è chiaro: la pensione pubblica del futuro arriverà tardi e sarà bassina. Non per tutti, ma per molti. Quel che si sa di meno è che qualcuno sta già, per conto proprio, cercando ripari. Nel 2014, anno in cui l’Italia era ancora con tutti e due i piedi nella recessione, un comparto ha fatto segnare un più 8,5 per cento: quello della previdenza integrativa. Leggi
La sentenza della corte costituzionale, che dopo quattro anni ha bocciato il blocco delle pensioni deciso dal governo Monti, ha suscitato molte critiche. Non solo per il suo contenuto discutibile, ma anche per com’è stata raggiunta. Leggi
La corte costituzionale ha stabilito che il blocco alla perequazione delle pensioni (l’adeguamento delle pensioni all’inflazione) previsto dalla norma Fornero nel 2011 è incostituzionale.
La norma, inserita dalla ministra del lavoro e delle politiche sociali Elsa Fornero nel cosiddetto decreto Salva Italia voluto dal governo di Mario Monti, aveva stabilito che, per il 2012 e il 2013, fosse bloccato l’adeguamento al costo della vita delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo pensionistico stabilito dall’Inps.
La manovra aveva riguardato circa sei milioni di persone, i pensionati con un reddito superiore a 1.500 euro mensili lordi (più del 36 per cento dei pensionati italiani).
Il 30 aprile 2015 la consulta ha deciso che la norma è incostituzionale, quindi lo stato dovrà ripagare il mancato adeguamento ai pensionati. Secondo alcune stime, si tratta in tutto di 5 miliardi di euro: 1,8 miliardi nel 2012 e 3 miliardi nel 2013.
Dal 1 gennaio 2016 bisognerà aspettare quattro mesi in più per andare in pensione. È il risultato dell’adeguamento dei requisiti previdenziali all’aspettativa media di vita introdotto da una legge del 2010 del governo Berlusconi con cadenza triennale. Quindi dal prossimo anno e fino al 2018 gli uomini andranno in pensione a 66 anni e sette mesi. Le donne del settore privato ci andranno a 65 anni e sette mesi e le lavoratrici autonome a 66 anni e un mese. Le dipendenti pubbliche invece avranno le stesse tempistiche degli uomini: 66 anni e sette mesi. La riforma Fornero, introdotta nel giugno del 2012, ha inserito un nuovo adeguamento alla speranza di vita nel 2019. La Stampa
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