08 marzo 2015 20:08
  1. Su The New Inquiry c’è un estratto del di libro di Isabell Lorey State of Insecurity, che riflette sul rapporto fra insicurezza, precarizzazione e strutture di governo contemporanee: “The more social safeguards are minimized, and the more precarization increases, the more there is a battle to maximize domestic security”.
  2. Quante giornaliste donne ci sono in Italia? I numeri di un’analisi condotta dall’osservatorio NewsLab su dodici quotidiani nazionali mostrano che in media 3 giornalisti su 4 sono maschi. E c’è solo una vicedirettrice.
  3. “Senza nostalgie per lo stato di natura e per il buon selvaggio, ho sempre più spesso l’impressione (e so che non è un’osservazione originale, che altri l’hanno pensata prima e meglio) che la cultura amministrata sia ormai uno dei tanti nomi della stupidità”. Claudio Giunta pone due obiezioni molto sensate all’iniziativa #ioleggoperché.
  4. Una breve e fulminante riflessione di Flavio Pintarelli sulla distruzione del museo di Ninive da parte del gruppo Stato islamico.
  5. Michele Sasso dell’Espresso ha raccolto i numeri del sostegno pubblico alle scuole private: 700 milioni all’anno, mentre le statali sono in crisi. E a questo si aggiunge lo sfruttamento degli insegnanti in alcune paritarie: “Per scalare la graduatoria nazionale devono accumulare punteggio con le ore di docenza, ma i professori a spasso sono così tanti che pur di mettere da parte ore utili sono disposti a salire in cattedra a gratis”.
  6. “Condivisione, mutualismo, sharing, consumo collaborativo semanticamente non troppo diversi dai concetti di collettivizzazione e cooperazione, ampiamente usati nel vocabolario della sinistra, sono tutti elementi portanti del nuovo capitalismo globalizzato. Questa constatazione, pone necessariamente una domanda: come è possibile che valori solidaristici tradizionalmente attribuiti ai detrattori del capitale siano stati inglobati dentro una retorica liberista per sua natura individualista e competitiva?”. Un’interessante analisi di Alessandro Zabban sui modi in cui il capitale assorbe la sua critica.
  7. Bloomberg intervista Garry Kasparov sull’omicidio e i funerali di Boris Nemtsov.
  8. La Montréal dei primi anni sessanta, fra le canzoni di Leonard Cohen e il rifiorire della cultura francofona, nella bella rievocazione di Bernard Avishai per il New Yorker.
  9. Secondo Scott Timberg, l’esaurirsi dei compensi per la classe creativa renderà possibile svolgere lavori culturali solo a una ristretta fetta di persone: ovvero, quelle che di tali compensi non hanno bisogno. Cristiano de Majo espone e commenta questa tesi su Studio, aggiungendo che “qualcuno invece ha pensato molto seriamente a come rendere efficiente e quindi conveniente l’arte”.
  10. “La resurrezione del mito di Stalin nell’opinione pubblica russa può essere compresa addentrandosi nella storia russa e nella natura stessa del rapporto società-stato”. Maria Izzo indaga le ragioni per cui nella Russia di Putin la figura di Stalin torna ad ammantarsi, in maniera preoccupante, di mito.
  11. Il MoMa ha messo online il sito Research&Development: il progetto è di offrire nuove idee educative e di curatela, nuovi modelli di coinvolgimento culturale, e integrare le iniziative del museo in uno spazio digitale.
  12. “I dati quindi continuano a mostrare che in Italia non si crea lavoro ma si distrugge nonostante i tentativi di fornire una narrazione differente e meno drammatica”. Marta Fana tira le somme sulla situazione del lavoro in Italia alla luce degli ultimi numeri, e il quadro che ne esce è sconfortante.
  13. Le periferie di Milano abbandonate al degrado, al neofascismo, all’assenza di progetti istituzionali, alla repressione delle iniziative che vengono dal basso: questo e altro nel notevole reportage di Mattia Salvia.
  14. Ci sono stati dei progressi evidenti nella lotta contro Ebola, ma non dappertutto; e soprattutto, c’è stato un notevole calo dell’attenzione sulla malattia da parte dei mezzi d’informazione. Secondo Quartz, questo non dovrebbe farci pensare che la situazione è risolta.
  15. Il New York Times ha chiesto a Karl Ove Knausgård (quello della Mia lotta) di scrivere un reportage di viaggio nel Nordamerica – in qualche modo, partendo dalle tracce dei suoi antenati vichingi. Il risultato è lungo e dettagliatissimo come nello stile dello scrittore, e corredato da alcune foto molto belle (questa peraltro è solo la prima parte: la seconda sarà pubblicata l’11 marzo).
  16. Lo spirito delle lotte nel Rojava si diffonde anche in Turchia: il riassunto della situazione su Dissent, a cura di Adam Barnett.

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