- Su The New Inquiry c’è un estratto del di libro di Isabell Lorey State of Insecurity, che riflette sul rapporto fra insicurezza, precarizzazione e strutture di governo contemporanee: “The more social safeguards are minimized, and the more precarization increases, the more there is a battle to maximize domestic security”.
- Quante giornaliste donne ci sono in Italia? I numeri di un’analisi condotta dall’osservatorio NewsLab su dodici quotidiani nazionali mostrano che in media 3 giornalisti su 4 sono maschi. E c’è solo una vicedirettrice.
- “Senza nostalgie per lo stato di natura e per il buon selvaggio, ho sempre più spesso l’impressione (e so che non è un’osservazione originale, che altri l’hanno pensata prima e meglio) che la cultura amministrata sia ormai uno dei tanti nomi della stupidità”. Claudio Giunta pone due obiezioni molto sensate all’iniziativa #ioleggoperché.
- Una breve e fulminante riflessione di Flavio Pintarelli sulla distruzione del museo di Ninive da parte del gruppo Stato islamico.
- Michele Sasso dell’Espresso ha raccolto i numeri del sostegno pubblico alle scuole private: 700 milioni all’anno, mentre le statali sono in crisi. E a questo si aggiunge lo sfruttamento degli insegnanti in alcune paritarie: “Per scalare la graduatoria nazionale devono accumulare punteggio con le ore di docenza, ma i professori a spasso sono così tanti che pur di mettere da parte ore utili sono disposti a salire in cattedra a gratis”.
- “Condivisione, mutualismo, sharing, consumo collaborativo semanticamente non troppo diversi dai concetti di collettivizzazione e cooperazione, ampiamente usati nel vocabolario della sinistra, sono tutti elementi portanti del nuovo capitalismo globalizzato. Questa constatazione, pone necessariamente una domanda: come è possibile che valori solidaristici tradizionalmente attribuiti ai detrattori del capitale siano stati inglobati dentro una retorica liberista per sua natura individualista e competitiva?”. Un’interessante analisi di Alessandro Zabban sui modi in cui il capitale assorbe la sua critica.
- Bloomberg intervista Garry Kasparov sull’omicidio e i funerali di Boris Nemtsov.
- La Montréal dei primi anni sessanta, fra le canzoni di Leonard Cohen e il rifiorire della cultura francofona, nella bella rievocazione di Bernard Avishai per il New Yorker.
- Secondo Scott Timberg, l’esaurirsi dei compensi per la classe creativa renderà possibile svolgere lavori culturali solo a una ristretta fetta di persone: ovvero, quelle che di tali compensi non hanno bisogno. Cristiano de Majo espone e commenta questa tesi su Studio, aggiungendo che “qualcuno invece ha pensato molto seriamente a come rendere efficiente e quindi conveniente l’arte”.
- “La resurrezione del mito di Stalin nell’opinione pubblica russa può essere compresa addentrandosi nella storia russa e nella natura stessa del rapporto società-stato”. Maria Izzo indaga le ragioni per cui nella Russia di Putin la figura di Stalin torna ad ammantarsi, in maniera preoccupante, di mito.
- Il MoMa ha messo online il sito Research&Development: il progetto è di offrire nuove idee educative e di curatela, nuovi modelli di coinvolgimento culturale, e integrare le iniziative del museo in uno spazio digitale.
- “I dati quindi continuano a mostrare che in Italia non si crea lavoro ma si distrugge nonostante i tentativi di fornire una narrazione differente e meno drammatica”. Marta Fana tira le somme sulla situazione del lavoro in Italia alla luce degli ultimi numeri, e il quadro che ne esce è sconfortante.
- Le periferie di Milano abbandonate al degrado, al neofascismo, all’assenza di progetti istituzionali, alla repressione delle iniziative che vengono dal basso: questo e altro nel notevole reportage di Mattia Salvia.
- Ci sono stati dei progressi evidenti nella lotta contro Ebola, ma non dappertutto; e soprattutto, c’è stato un notevole calo dell’attenzione sulla malattia da parte dei mezzi d’informazione. Secondo Quartz, questo non dovrebbe farci pensare che la situazione è risolta.
- Il New York Times ha chiesto a Karl Ove Knausgård (quello della Mia lotta) di scrivere un reportage di viaggio nel Nordamerica – in qualche modo, partendo dalle tracce dei suoi antenati vichingi. Il risultato è lungo e dettagliatissimo come nello stile dello scrittore, e corredato da alcune foto molto belle (questa peraltro è solo la prima parte: la seconda sarà pubblicata l’11 marzo).
- Lo spirito delle lotte nel Rojava si diffonde anche in Turchia: il riassunto della situazione su Dissent, a cura di Adam Barnett.
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