13 luglio 2017 13:12
  • L’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, condannato il 12 luglio a nove anni e mezzo di carcere per corruzione, ha dichiarato che non intende arrendersi. Secondo il giudice Sergio Moro, titolare dell’inchiesta Lava jato, Lula è colpevole di aver ricevuto tangenti pari a 3,7 milioni reais (poco più di un milione di euro) in parte riciclati nella ristrutturazione di un attico di lusso a Guarujà, sul litorale di São Paulo. Il giudice ha dichiarato l’ex presidente brasiliano interdetto dai pubblici uffici per 19 anni e quindi non potrebbe candidarsi per le presidenziali del 2018. La decisione tuttavia entra in vigore solo una volta esauriti tutti i gradi di giudizio.
  • Condannate cinque persone per l’omicidio di Boris Nemtsov, ex viceprimo ministro russo e uno dei leader dell’opposizione. Le pene inflitte agli esecutori (i ceceni Zaur Dadaev, Anzor e Shadid Gubashev, Tamerlan Eskerhanov e Hamzat Bakhaev) vanno dagli 11 ai 20 anni di carcere, ma la famiglia della vittima continua a chiedere l’arresto dei mandanti. Nemtsov è stato ucciso nel centro di Mosca la notte del 28 febbraio 2015, su un ponte a ridosso del Cremlino.
  • Le Nazioni Unite hanno scoperto altre 38 fosse comuni in Kasai, nel centro della Repubblica Democratica del Congo. Salgono così a 80 le sepolture clandestine scoperte dagli investigatori dell’Onu nella regione, dove le violenze in corso dall’agosto del 2016 hanno causato più di tremila morti e un milione di profughi.
  • In India, nello stato nordorientale dell’Assam, alluvioni e piogge torrenziali dovute ai monsoni hanno causato almeno quaranta morti. Secondo le autorità della città di Guwahati, la più importante dello stato, un milione e mezzo di persone hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni e trovare riparo in una delle trecento tendopoli allestite. Danneggiato anche il parco naturale di Kaziranga, patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco perché ospita il più alto numero di rinoceronti indiani. È stato inoltre dichiarato lo stato di emergenza per evitare la diffusione di malattie.
  • Il Giappone ha eseguito due condanne a morte, ignorando i continui appelli delle associazioni internazionali per la difesa dei diritti umani. Masakatsu Nishikawa e Koichi Sumida sono stati impiccati portando così a diciannove il totale delle esecuzioni da quando si è insediato il primo ministro Shinzo Abe, alla fine del 2012. Nishikawa, 61 anni, e Sumida, 34 anni, erano stati condannati per omicidio. L’ultima esecuzione, autorizzata sempre dal ministro della giustizia Katsutoshi Kaneda, era avvenuta nel novembre del 2016.

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