20 luglio 2017 15:50

Il monologo scritto da John Milius per Lo squalo di Steven Spielberg, in cui Robert Shaw, nei panni di Quint, racconta l’affondamento dell’incrociatore Uss Indianapolis è uno dei monologhi più belli del cinema statunitense. Aggiunge delle sfumature indelebili a un film già molto ricco e contribuisce a rendere Quint un personaggio epocale.

Il film di Mario van Peebles, Uss Indianapolis, con Nicolas Cage nei panni del capitano dell’incrociatore, invece aggiunge ben poco al monologo di Quint, al genere “film di guerra” e in assoluto alla storia del cinema. Aggiunge invece un’ennesima stelletta alla carriera di Nicolas Cage. È incredibile come questo attore riesca ad alternare film molto belli, come Cane mangia cane, uscito appena una settimana fa, a boiate colossali. Ma è uno dei motivi per cui amiamo Nicolas Cage: è uno che non si risparmia e così dovrebbero fare tutti gli attori. In fondo è un bel mestiere, di quelli per cui si dice “sempre meglio che lavorare”.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

Sequel, remake, reboot e clonazioni. Non saprei come altro definire Prima di domani di Ry Russo-Young se non un clone di Ricomincio da capo di Harold Ramis, pietra miliare della commedia fantastica anni novanta, con Bill Murray costretto a rivivere all’infinito il fatidico giorno della marmotta. Un clone venuto un po’ male, tipo quelli che Ripley trova, sotto spirito, nel laboratorio di Alien. La clonazione di Jean-Pierre Jeunet. Sam è un’adolescente che per qualche strano scherzo del destino si trova a rivivere all’infinito il Cupid day, giorno in cui, nel liceo che frequenta, si consegnano rose alle persone che ci piacciono. La giornata va decisamente storta e riviverla in continuazione si dimostra una prova complessa per Sam che scopre quindi di non essere una ragazzina superficiale ma una giovane donna consapevole e profonda.

Per visualizzare questo contenuto, accetta i cookie di tipo marketing.

La clonazione potrebbe diventare una pratica molto lucrativa del cinema statunitense che, si dice, un po’ a corto di idee, e sempre a caccia del pubblico giovane: la trasposizione in drammi adolescenziali carichi di retorica e di sentimentalismo di grandi commedie. “Rifiutati da diverse confraternite, due studenti di college un po’ sfigati si travestono da donne per entrare nella sorority più esclusiva. Uno s’innamora della tesoriera, l’altro cede alla corte del quarterback della squadra di football. Alla fine il loro stratagemma viene a galla, entrambi sono espulsi dal college e vengono pestati a sangue dai giocatori di football, ma scoprono profondi valori sull’identità di genere”.

Ma forse, a ripensarci bene, a Hollywood questa cosa la fanno già dai tempi del muto.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it