07 giugno 2019 13:46

“Non è ancora chiaro come gli esseri umani siano arrivati all’idea di tostare e macerare i chicchi di caffè”, scrive il New York Times. Ma dato che la produzione del caffè è diventata un’attività su scala mondiale, con un giro d’affari di miliardi di dollari e conseguenze per il clima, il quotidiano statunitense dà ai lettori qualche consiglio per ridurre l’impatto ambientale senza rinunciare alla tazzina. Spesso le coltivazioni di caffè implicano la deforestazione di vaste zone. Per combattere questa piaga è possibile comprare caffè certificato, per esempio dal dipartimento dell’agricoltura statunitense, o con l’etichetta Fairtrade, Smithsonian bird friendly e Rainforest alliance certified. Le certificazioni spesso indicano anche condizioni migliori per i lavoratori locali.

Per quanto riguarda il confezionamento del caffè, le capsule monouso andrebbero evitate perché richiedono più energia e materiali. Dato che le caffettiere elettriche consumano molto, il New York Times consiglia di versare l’acqua direttamente sul caffè e di filtrarlo usando un filtro di metallo o di tessuto, o anche una caffettiera a stantuffo. Oppure si può passare al caffè prodotto con macerazione a freddo, che secondo molti ha più aroma ed è meno acido. Quando il caffè è pronto, bisogna evitare di far impennare l’impatto ambientale aggiungendo il latte o usando bicchieri usa e getta. Infine, è importante ricordare sempre che i fondi di caffè sono compostabili.

Questo articolo è uscito sul numero 1301 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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