02 luglio 2019 13:46

Quest’anno il Regno Unito userà più energia elettrica a basse emissioni di carbonio rispetto a quella prodotta con i combustibili fossili. Nel paese, ricorda la Reuters, sono nate le centrali a carbone: la prima al mondo fu costruita negli anni ottanta dell’ottocento. Nei successivi cent’anni il carbone ha alimentato questi impianti dando una spinta all’economia. Ma la lotta alla crisi climatica sta modificando la situazione.

Secondo i dati della National grid britannica, nei primi cinque mesi del 2019 il 48 per cento dell’elettricità è stato prodotto da fonti a basse emissioni, contro il 47 per cento prodotto da centrali a carbone o a metano (il restante proviene dalle biomasse o dai depositi).

Le centrali eoliche hanno contribuito in modo significativo a questo risultato. Le coste ventose del paese si sono infatti rivelate particolarmente adatte allo sviluppo del settore. Il risultato è in linea con i piani del governo, che prevede di chiudere le centrali a carbone entro il 2025 per raggiungere l’obiettivo di emissioni zero nel 2050. Il Regno Unito ha beneficiato anche dell’importazione dall’Europa di energia elettrica prodotta a basse emissioni, per esempio il nucleare in Francia.

Il progetto di estendere i collegamenti elettrici alla Norvegia permetterà l’accesso all’idroelettrico norvegese, favorendo l’esportazione dell’eolico britannico. L’elettrodotto tra Regno Unito e Norvegia, lungo 720 chilometri, dovrebbe diventare operativo nel 2021.

Questo articolo è uscito sul numero 1313 di Internazionale. Compra questo numero|Abbonati

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