19 novembre 2018 14:02

Aspetto il mio primo figlio e ho scoperto con sgomento che per legge al mio compagno spettano solo due giorni di congedo di paternità. Le politiche di incoraggiamento alla maternità non avrebbero bisogno di qualche rivisitazione? –Mariadora

Quando io e il mio ex compagno siamo diventati padri delle nostre figlie gemelle, nate negli Stati Uniti quasi undici anni fa, lo stato italiano ha riconosciuto come padre solo me, in quanto genitore biologico. Inutile spiegare che i genitori sul certificato di nascita americano erano due: a Roma risultavo ragazzo padre e dunque mi spettava il congedo del padre e della madre cumulato e raddoppiato in quanto padre di gemelle. Per un totale di ventidue mesi tra permessi obbligatori e facoltativi.

Come vedi la discriminazione a volte prende forme inaspettate. E, al contrario di quanto si possa pensare, non prevedere un congedo obbligatorio per i padri è una discriminazione maschilista. Perché se per i papà è un gran peccato non poter dedicare tempo al neonato, per le mamme significa dover sostenere sulle proprie spalle tutto il peso della nascita di un figlio, a cominciare dagli effetti negativi sulla vita professionale. Il congedo obbligatorio per gli uomini è un diritto delle donne e lo stato dovrebbe incentivarlo in ogni modo. Per questo considero molto grave che la nuova finanziaria non preveda la proroga del “congedo lungo” introdotta nel 2013 per i papà, che fino a quest’anno potevano avere fino a cinque giorni di congedo pagato al cento per cento alla nascita dei figli. Era un piccolissimo passo avanti, ma si è deciso di tornare indietro.

Questo articolo è uscito il 16 novembre 2018 nel numero 1282 di Internazionale, a pagina 14. Compra questo numero| Abbonati

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