20 dicembre 2017 15:59

Gentile bibliopatologo, io parlo con i libri e i libri parlano con me… Posso guarire secondo lei? – Simona T.

Cara Simona,
vediamo di chiarire subito un punto essenziale: si tratta di audiolibri? Se la risposta è sì, direi che non hai niente di cui preoccuparti, anzi è segno che le casse del tuo impianto funzionano a dovere e che l’editore non ti ha tirato un bidone rifilandoti un cd smagnetizzato.

Se invece a interloquire con te sono comunissimi libri di carta, be’, la faccenda si complica parecchio: siamo nel campo delle bibliopsicosi. Non che il tuo bibliopatologo intenda tirarsi indietro, sia chiaro. Come dice un vecchio adagio, il nevrotico costruisce castelli in aria, lo psicotico ci abita e lo psichiatra riscuote l’affitto. E ti confesso che una piccola pigione, anche a equo canone, non guasterebbe affatto – specie sotto Natale, quando le voci nella mia testa mi tormentano e mi esortano a svaligiare intere librerie.

E a te cosa dicono, queste misteriose voci fuggite dai libri? Spero siano più originali di quelle degli dèi, dei demoni o degli spiriti dei defunti. George Carlin, il grande stand-up comedian nemico di tutte le religioni, si chiedeva perché mai le voci nelle teste dei fanatici avessero un repertorio così limitato: di solito ordinano al loro prescelto di sterminare l’intera famiglia o comunque di ammazzare un po’ di gente. Lui avrebbe preferito che gli chiedessero di salire su una giostra e, ehm, di tirarlo fuori: “Be’, in effetti ci sono già dei tizi che lo tirano fuori sulle giostre, ma di solito è una loro idea”.

Letture bicamerali
Non voglio darti così a freddo della schizoide, oltretutto violerei una buona dozzina di princìpi della comunicazione medico-paziente; diciamo piuttosto che sei una lettrice bicamerale.

Attenzione, la parola non ha nulla a che vedere con dei progetti di riforma costituzionale, e neppure con la planimetria in base alla quale stabilirò il canone di locazione di cui sopra, ma rimanda a un bellissimo libro scritto più di quarant’anni fa dallo psichiatra Julian Jaynes, Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza.

Avrai letto senz’altro da qualche parte – ormai è un luogo comune nelle riviste di astrologia, salute e benessere, o nella letteratura che qualche anno fa avremmo etichettato come new age – che il nostro cervello è fatto di due emisferi. L’emisfero sinistro sarebbe analitico, logico, razionale; il destro, al contrario, sintetico, intuitivo, creativo. Questa differenziazione funzionale, via via banalizzata fino a farne una specie di yin e yang da rotocalco, è un tema complicatissimo su cui i neuroscienziati, è il caso di dirlo, si spaccano la testa in due dall’ottocento.

L’emisfero destro, sostiene Jaynes, è stato abitato per tempo immemorabile dalle voci degli dèi

Ma noi possiamo disinteressarci della scienza, e innamorarci senza remore della teoria molto visionaria e molto spericolata di Jaynes, quasi una cosmogonia mitologica, composta attingendo alle più remote fonti letterarie, poetiche e archeologiche della Mesopotamia e della Grecia.

L’emisfero destro, sostiene Jaynes, è stato abitato per tempo immemorabile dalle voci degli dèi – e immagino non ci fosse modo di fargli pagare l’affitto. Poi, in seguito a un immane crollo culturale, le due metà del cervello si sono voltate le spalle ed è nata la coscienza come noi la conosciamo. L’emisfero sinistro razionale ha conquistato l’egemonia, e il mondo magico e uditivo dell’emisfero destro, quello del canto delle Sirene, è stato relegato sullo sfondo – senza scomparire del tutto, però.

Da allora non abbiamo più gli eroi dei poemi omerici molestati notte e giorno dalle chiacchiere degli dèi, ma in compenso abbiamo fenomeni come la possessione e la schizofrenia, o come il tizio di Carlin che sente le voci, si compra un bel mitra e va a fare una strage.

Pochi anni prima di morire, Marshall McLuhan, il grande studioso dei mass media autore di La galassia Gütenberg, si incuriosì delle neuroscienze e si appassionò al libro di Jaynes, che sembrava combaciare perfettamente con le sue teorie: a far crollare la mente bicamerale, secondo McLuhan, era stata l’invenzione della scrittura alfabetica, con il tramonto della cultura orale; e a darle il colpo di grazia ci aveva pensato la stampa a caratteri mobili nell’Europa del quindicesimo secolo.

Come in una storia di dinastie regnanti e di rivalità tra eredi al trono, l’emisfero sinistro ha spodestato il destro, e la vista ha soggiogato l’udito nella gerarchia dei sensi. Finché non arrivano i media elettronici, guidati dalla radio, e preparano la riscossa (anche le teorie di McLuhan erano poemi epici sotto mentite spoglie).

Capito dove voglio arrivare? Se è stato il libro a uccidere la mente bicamerale e a rendere sempre più raro, marginale e patologico il fenomeno del “sentire le voci”, diventa importante ascoltare con attenzione ciò che i tuoi libri hanno da dirti.

Vogliono forse confessare l’antico delitto? Vogliono istigarti a comprare un mitra e a puntarlo sulla tv, sul telefonino, sullo stereo o su altre tecnologie rivali? Vogliono ordinarti di salire su una giostra in un parco giochi e mostrare il sedere a tutti gli astanti? O vogliono solo parlare del più e del meno, perché si annoiano sugli scaffali? Abbiamo il diritto di sapere anche noi cosa sussurrano i tuoi libri. Dunque continua a conversare con loro, e se puoi tappezza la tua mente bicamerale di microspie. Il tuo padrone di casa, nonché bibliopatologo, te ne dà l’autorizzazione.

Il bibliopatologo risponde è una rubrica di posta sulle perversioni culturali. Se volete sottoporre i vostri casi, scrivete a g.vitiello@internazionale.it.

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