16 novembre 2018 12:32

In guerra di Stéphane Brizé racconta la lotta di un gruppo di operai francesi che vuole mantenere il suo lavoro dopo che la proprietà tedesca dello stabilimento in cui lavorano ha annunciato la sua chiusura. Alla guida degli operai c’è il carismatico Amédéo (Vincent Lindon). Il succedersi degli eventi non tiene fuori nulla. La proprietà tenta di ignorare la protesta. Il ritmo serrato di mobilitazioni, riunioni, manifestazioni anche violente, spinge la situazione all’estremo.

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Brizé, come ci ha spiegato nell’Anatomia di una scena, ha lavorato a lungo sulla preparazione del film, fino ai dettagli. È riuscito a includere ogni sfumatura di quella che è una vera e propria guerra in cui soccombe solo chi ha qualcosa da perdere e quindi mette tutto in gioco. Oltre a rendere armonico uno stile da reportage in un film di finzione, il regista francese fornisce un altro insegnamento. A volte, quando si mettono vicini attori professionisti (e Lindon è un attorone) con non professionisti è impossibile non notare differenze, avvertire cacofonie. Ma in questo caso non succede, proprio perché quella di Brizé è una sceneggiatura che non lascia nulla al caso.

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Il primo lungometraggio di Ram Nehari, Non dimenticarmi, racconta l’incontro di due ragazzi difficili che per ragioni imponderabili si ritrovano l’una nell’altro. Tom (Moon Shavit) soffre di disturbi alimentari, Neil (Nitai Gvirtz) ha problemi di socializzazione e di controllo. Il regista, a cui non manca un particolare senso dell’umorismo che percorre tutto il film, ha definito Non dimenticarmi una “commedia romantica eccentrica”. Un personaggio (Tom) risulta più completo e riuscito dell’altro (Neil), ma il film, ambientato in una Tel Aviv anonima e davvero poco invitante, è credibile e divertente, commovente senza indugiare sulle difficoltà dei due ragazzi, che sono comunque evidenti.

Nell’Anatomia di una scena che Ram Nehari ha realizzato per noi possiamo vedere i titoli di testa, quasi andersoniani, che insieme al commento dicono abbastanza sulle intenzioni del regista. Il film ha vinto i premi come miglior film, miglior attore e miglior attrice al festival di Torino del 2017.

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Styx, di Wolfgang Fischer, si apre con delle immagini delle bertucce di Gibilterra che se ne vanno pacificamente in giro. Si passa direttamente a un incidente stradale notturno in Germania per arrivare alla protagonista del film, Rieke (Susanne Wolfe), dottoressa che arriva con i primi soccorsi sul luogo dell’incidente. Dopodiché Rieke si prepara per una bella vacanza: il suo progetto è una crociera in solitaria in barca a vela da Gibilterra all’isola di Ascensione nell’Oceano Atlantico. Il primo dialogo del film arriva quando Rieke, sul suo 12 metri Asa Gray, parla via radio con un anonimo operatore di una nave che ha incrociato nei mari.

Le immagini della vacanza di Rieke ci fanno pensare di aver sbagliato tutto nella vita e che forse bisognava diventare medici (in Germania) con la passione della vela. Ma pazienza. Poi però, dopo una tempesta, l’Asa Gray incrocia un peschereccio carico di migranti. Rieke avverte la guardia costiera che le intima di non prendere assolutamente contatto con il peschereccio e attendere i soccorsi. Un ragazzino riesce a raggiungere a nuoto la barca di Rieke e lei non può più fare finta di niente e proseguire la sua crociera come se nulla fosse. La situazione paradossale in cui si trova Rieke prova a raccontarci come la crisi migratoria che stiamo vivendo metta in discussione tutto quello che ci raccontiamo sul ruolo di guida che l’occidente pretende di avere sul resto del mondo. È questa la sua forza insieme alle belle riprese in mare aperto.

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Summer parla di un gruppo di ragazzi, uniti dalla passione per la musica, e delle loro vicende sentimentali, nella Russia dei primi anni ottanta. Kirill Serebrennikov, l’autore, si trova agli arresti domiciliari a Mosca. Regista considerato scomodo, è stato condannato per la gestione finanziaria di un importante teatro, storia poco chiara di cui abbiamo parlato anche su Internazionale. La detenzione gli ha impedito di accompagnare il suo film a Cannes, dov’è stato presentato in concorso.

Summer è ambientato negli anni di Brèžnev, quando la censura e le rigidità dell’Unione Sovietica cominciavano a dimostrare di avere il fiato corto rispetto a un mondo che viaggiava ad altre velocità. Non si tratta di un film di denuncia: i protagonisti vivono la loro stagione meravigliosa sotto quello che era considerato un regime totalitario. Presto crolleranno i muri e il loro sole tramonterà. Il film di Serebrennikov sembra più un’ode a una stagione d’oro della vita e un invito a viverla il più pienamente possibile, a prescindere da chi ci governa.

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A guardare Florence ed Edward, la giovane coppia di sposini in luna di miele (Saoirse Ronan e Billy Howle), protagonisti di Chesil beach di Dominic Cooke, ci s’intenerisce subito. Occhio però, perché il film è tratto dal omonimo romanzo di Ian McEwan e quindi è ovvio che non ci troviamo di fronte a una commedia sentimentale ma a una di quelle soavi torture a cui ci sottomette lo scrittore britannico, che tra l’altro ha curato direttamente la sceneggiatura. L’adattamento letterario è quindi fedele e sono tante le suggestioni che offre il film, così com’era con il romanzo.

È il secondo adattamento di un romanzo di McEwan che esce in poche settimane. Il precedente, Children act, era dominato da Emma Thompson. Invece Saorirse Ronan e Billy Howle scompaiono delicatamente nei loro personaggi (si prenda come un complimento) e li lasciano liberi di perdersi in congetture sulla repressione sessuale, l’amore, i rimpianti, i casi della vita, l’Inghilterra dei primissimi anni sessanta.

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In uscita anche il secondo prequel/spinoff della saga di Harry Potter, Animali fantastici. I crimini di Grindelwald di David Yates, con Eddie Redmayne, Jude Law, Johnny Depp e Katherine Waterston. Secondo Robbie Collin del Daily Telegraph, il più grave caso di “prequelite” dai tempi della Minaccia fantasma.

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