19 settembre 2016 18:05
Il giornalista e scrittore francese Patrick de Saint-Exupéry, nel 2004. (Ulf Andersen, Gamma/Contrasto)

Lunghi articoli, reportage e niente pubblicità: nell’epoca delle breaking news la rivista francese XXI ha vinto una scommessa impossibile.

“Trovare la goccia che aiuta a raccontare il mare”. Questo è il compito del giornalista secondo Patrick de Saint-Exupéry. Dopo aver raccontato il genocidio in Ruanda, la fine dell’apartheid e la guerra civile in Liberia, ha deciso di lasciare il suo giornale, Le Figaro, per dedicarsi a un nuovo progetto.

“Non si può ridurre la comprensione del mondo alla sola attualità”, ha dichiarato in un’intervista. Per questo, nel 2008, insieme all’editore Laurent Beccaria ha fondato XXI, una rivista trimestrale dedicata ai grandi reportage, che trovano sempre meno spazio nei quotidiani di oggi. Sfidando le nuove leggi giornalistiche della brevità e dell’istanteneità, Beccaria e Saint-Exupéry hanno anche scritto, nel 2013, il Manifesto per un altro giornalismo.

A metà tra informazione e racconto, XXI rinuncia alla pubblicità e si finanzia unicamente con le vendite. All’inizio erano in pochi a credere in questo progetto, che però si è rivelato una scommessa vinta.

Patrick de Saint-Exupéry sarà al festival di Internazionale a Ferrara il 1 ottobre per parlare di riviste e della rivincita degli articoli lunghi insieme a John R. MacArthur, Daniel Puntas Bernet e Christian Raimo.

Questo articolo è stata pubblicato il 9 settembre 2016 a pagina VI di Internazionale con il titolo “Lo spazio del giornalismo”. Compra questo numero | Abbonati

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