04 ottobre 2016 17:39

“Abbracciate le insicurezze. Di fronte ad una scelta non chiedetevi se andrà bene, ma se siete o meno disposti ad accettare i rischi che quella decisione comporta”. Questa la ricetta per essere felici, secondo Oliver Bukerman, giornalista inglese autore della rubrica settimanale “This column will change your life”, tradotta ogni settimana da Internazionale.

Grazie anche alle domande di Sara Zambotti di Radio2, Bukerman ha raccontato al pubblico del festival di Internazionale che ha affollato il Teatro Nuovo di Ferrara, le sue diverse esperienze alla ricerca della felicità. Con ironia ha spaziato tra i seminari di positive thinking, le pratiche meditative buddiste, passando per le frasi motivazionali allo specchio e alle visualizzazioni degli obiettivi.

Il giornalista ha portato l’esempio della tragica spedizione sul monte Everest dell’Adventure Consultants nel 1996, in cui morirono diversi escursionisti. Un caso come molti, in cui il raggiungimento di un ambizioso obiettivo comune diventa parte dell’identità di chi se lo pone, indipendentemente dai rischi che corre.

Le celebrate ricerche sull’efficienza dell’autoaffermazione sono generalmente una farsa, racconta Bukerman, mentre le evidenze scientifiche ne mostrano l’effetto controproducente. “Ciò accade perché il cervello funziona per contrari”, spiega il giornalista, come quando si chiede di non pensare a qualcosa e ciò che si ottiene è un’ossessione.

“Le emozioni negative vengono mal tollerate dalle persone, come se fossimo allergici alla negatività e al fallimento”. Il museo dei prodotti fallimentari del Michigan è un chiaro esempio di questo rifiuto: le aziende si vergognano dei propri errori e li nascondono perfino ai propri designers, mentre il proprietario del museo guadagna grazie ad essi.

Tuttavia, sostiene Bukerman, quest’avversione ai sentimenti negativi è ingiustificata e controproducente. Nella gran parte delle occasioni ci si trova davanti ad un completo disproporzionamento tra la realtà e la reazione emotiva. Analizzando la situazione con lo sguardo del “peggior scenario possibile”, si riconoscono in maniera più oggettiva i rischi e si ridimensiona l’ansia.

“Non abbiate paura di quello che gli altri pensano: sono troppo ossessionati da loro stessi per preoccuparsi anche di voi”. Questa la sentenza del giornalista, che racconta un episodio in cui si è deliberatamente messo in ridicolo, per testare quanto le nostre paure siano insensate, rispetto al reale danno o rischio connesso alle nostre azioni.

Bukerman si sofferma poi su una questione particolare: la morte. Nella nostra cultura esiste un vero e proprio tabù, mentre in Messico ad esempio, c’è una serena quotidianità in merito all’argomento.

Più efficace del pensiero positivo è, secondo il giornalista, il pensiero stoico: “non provate a convincervi che andrà tutto bene, lasciate fluire le emozioni, anche negative, accettatele ed otterrete maggiori risultati”.

Anche nell’ambiente di lavoro Bukerman afferma l’importanza del pessimismo, che permette di vedere aspetti altrimenti trascurati.

La filosofia del giornalista si riassume nella citazione dello psicoterapeuta Shoma Morita: “arrenditi a te stesso. Vai avanti e sii la miglior persona imperfetta che puoi essere e comincia a fare quelle cose che vuoi realizzare prima di morire”.

Barbara Busnardo e Alice Marsili

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