20 aprile 2017 13:46

Nella Striscia di Gaza il sistema sanitario è allo stremo. Negli ospedali e nei centri specializzati mancano letti, barelle, attrezzature mediche e personale ospedaliero.
Jamilia Alewa, che gestisce il Saja Center, un centro di cura per i malati affetti da paralisi cerebrale (circa seimila i casi registrati), racconta che il problema principale è che le famiglie non possono permettersi i costi dei lunghi cicli di cure.

I pazienti affetti da malattie gravi cercano di raggiungere l’Egitto o Israele, ma in entrambi i casi sono spesso bloccati alla frontiera. Le autorità israeliane autorizzano ufficialmente l’ingresso dei malati in pericolo di vita, ma di fatto entrare è difficilissimo. Dal Cairo, invece, le frontiere si aprono una volta ogni quaranta giorni. “Molti malati muoiono aspettando di essere curati, in altri casi i blocchi al confine non fanno che aggravare le loro condizioni”, dichiara un portavoce del ministero della sanità di Gaza.

Le autorità israeliane affermano che l’assistenza medica è una priorità per la quale collaborano con i colleghi palestinesi: tra il gennaio del 2015 e il settembre del 2016 almeno 200 persone provenienti dalla Striscia di Gaza sono state accolte in Israele per seguire corsi di formazione medica negli ospedali. Tuttavia le informazioni che provengono dai gruppi in difesa dei diritti umani a Gaza sono diverse: secondo alcuni attivisti spesso alla frontiera la sicurezza israeliana interroga i palestinesi nel tentativo di raccogliere informazioni utili o di reclutarli come spie.

Le foto sono state scattate da Mohammed Salem dell’agenzia Reuters ad aprile del 2017.

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