19 marzo 2018 18:23

Gurgaon è una città indiana, a trenta chilometri da New Delhi, che negli ultimi decenni ha vissuto una grande espansione urbanistica. La spinta al cambiamento non è stata voluta dagli abitanti o dal governo, ma da grandi aziende private che hanno costruito grattacieli e altri edifici ispirandosi alle architetture di Singapore e Dubai.

“Gurgaon è conosciuta come la Millennium city. Rappresenta il sogno di una città del futuro, che però manca degli elementi principali che contraddistinguono una città”, spiega il fotografo francese Arthur Crestani. “L’assenza di spazi e servizi pubblici testimonia l’obiettivo del progetto di Gurgaon, ovvero il profitto”.

Secondo l’ultimo censimento, tra il 2001 e il 2011 le persone che vivono a Gurgaon sono raddoppiate, passando da 876mila a più di un milione e mezzo. Da una parte ci sono le famiglie ricche e i professionisti che lavorano per le grandi aziende internazionali, dall’altra i contadini e gli operai – tra cui molti migranti – che vivono soprattutto nelle baraccopoli.

Nel 2017 Crestani è andato a Gurgaon per raccontare i contrasti che esistono in questa città in trasformazione. Dopo aver raccolto depliant immobiliari in varie fiere a New Delhi, ha usato quelle immagini – dei grattacieli e dei nuovi edifici in vendita – come sfondi per ritrarre i lavoratori migranti e i contadini che vivono a Gurgaon. “Ho fotografato le persone che non potranno mai abitare in questi edifici, ma che costituiscono la maggioranza della manodopera a basso costo impiegata nei loro cantieri”, dice Crestani.

La serie Bad city dreams è esposta a Parigi all’interno del festival di fotografia Circulation(s), dedicato alla fotografia contemporanea.

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