24 ottobre 2019 16:52

Dal 24 ottobre Bologna ospita Foto/Industria, la quarta biennale dedicata alla fotografia che racconta il lavoro e l’industria, promossa e organizzata dalla Fondazione Mast.

Fin dalla sua prima edizione, nel 2013, la biennale si impegna a raccontare come le attività umane stiano lasciando un segno nella società e sul pianeta. La parola chiave di quest’anno è costruire, intesa come azione radicata nell’esperienza umana ma che offre molteplici risvolti filosofici, storici e scientifici. La costruzione di città, industrie, infrastrutture e reti di comunicazione ha creato un sistema complesso che è fondamentale per la sopravvivenza degli esseri umani. Abbiamo creato la “tecnosfera”, uno strato artificiale sulla crosta terrestre, come lo ha definito il geologo Peter Haff.

Foto/Industria si concentra su opere del passato di autori che hanno scritto la storia della fotografia e su progetti contemporanei che aprono nuove prospettive sulla natura umana. Ci sono gli scatti realizzati da Luigi Ghirri tra gli anni ottanta e novanta per alcune grandi aziende italiane, il viaggio compiuto nelle fabbriche statunitensi di André Kértesz negli anni quaranta, la trasformazione industriale della Ruhr di Albert Renger-Patzsch e i lavoratori del porto di Genova di Lisetta Carmi.

Il presente è raccontato da David Claebout e Yosuke Bandai, che in maniera diversa guardano a ciò che resta dopo avere costruito, mentre Armin Linke porta avanti una lunga indagine sullo stato dei fondali oceanici e l’angolano Délio Jasse riflette su vecchi e nuovi colonialismi nella sua città, Luanda. Anthropocene è la grande indagine di Edward Burtynsky, Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier che fa il punto su come le attività umane abbiano lasciato una traccia indelebile sulla Terra.

Stephanie Syjuco e Matthieu Gafsou fanno un salto in avanti portandoci in una San Francisco completamente ricostruita dagli algoritmi di Google Earth e nel mondo del transumanesimo, dove la tecnologia diventa uno strumento per potenziare le nostre capacità fisiche e cognitive.

Tutte le mostre sono allestite in palazzi e musei della città, e resteranno aperte fino al 24 novembre, ad eccezione di Anthropocene che sarà esposta al Mast fino al 5 gennaio 2020.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it