14 maggio 2020 17:45

Elezioni a rischio in molti paesi africani

Dalla Guinea all’Etiopia, passando per la Costa d’Avorio e il Ghana, nel 2020 erano previste decine di elezioni presidenziali, legislative e amministrative in tutta l’Africa. Ma la pandemia, scrive Cyril Bensimon su Le Monde, “si è già inserita nel gioco politico, scompaginando i calendari prestabiliti e disturbando i piani dei candidati”. Il rischio è che s’inneschino nuove crisi politiche e istituzionali.

Il 31 marzo la commissione elettorale etiope ha annunciato il rinvio a tempo indeterminato delle elezioni generali che si dovevano tenere il 29 agosto. Dieci giorni dopo il parlamento ha votato uno stato di emergenza di cinque mesi, ma non è chiaro cosa succederà a ottobre, quando scadrà il mandato dei deputati.

In Ghana le elezioni restano fissate per il 7 dicembre, ma se dovessero essere rinviate bisognerà trovare una soluzione per evitare un vuoto di potere. Anche nella Repubblica Centrafricana le legislative sono ancora previste per il 27 dicembre. Ma, scrive Le Monde, “l’assemblea nazionale, su iniziativa dei deputati vicini al potere, si è pronunciata a favore di un emendamento alla costituzione che permette in caso di ‘forza maggiore’ al presidente Faustin-Archange Touadéra di conservare l’incarico fino all’insediamento di un nuovo eletto”. Il testo deve ancora essere approvato, ma è stato criticato dall’opposizione.

In Costa d’Avorio il virus rischia di ritardare le operazioni d’iscrizione alle liste elettorali in vista del voto del 31 ottobre e quindi di mandare all’aria il piano del presidente Alassane Ouattara di far eleggere al suo posto il primo ministro Amadou Gon Coulibaly, che recentemente ha avuto problemi di salute. Il presidente della Guinea, Alpha Condé, ha lasciato intendere di volersi candidare per un terzo mandato alle elezioni di ottobre e lo stato di emergenza sanitaria decretato nel paese, che vieta i raduni di più di venti persone, potrebbe aiutarlo a reprimere ogni voce critica.

In Niger l’attuale ministro dell’interno Mohamed Bazoum è lanciato nella corsa verso la presidenza alle elezioni del 27 dicembre, ma “oltre alla difficile gestione della pandemia, deve far fronte anche agli incessanti attacchi jihadisti alle frontiere occidentali e orientali del paese”.

La minaccia jihadista incombe anche sulle elezioni del 22 novembre in Burkina Faso e, insieme alle misure imposte per contenere l’epidemia, rischia di rendere impossibile la campagna elettorale e le operazioni di registrazione per il voto. Le precauzioni sanitarie non sembrano interessare invece il presidente del Burundi Pierre Nkurunziza, convinto che l’epidemia è “sotto controllo” e che le elezioni si dovranno tenere comunque il 20 maggio. Il candidato del partito al potere, il generale Evariste Ndayishimiye, dovrebbe assicurarsi facilmente l’incarico. Con una lettera inviata all’Organizzazione mondiale della sanità il 12 maggio il Burundi ha espulso dal paese i rappresentanti dell’agenzia delle Nazioni Unite senza dare spiegazioni.

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