I tedeschi cominciano a stufarsi delle misure d’isolamento
La Germania è stata universalmente lodata per la sua risposta alla pandemia, ma le manifestazioni contro il lockdown della settimana scorsa e la diffusione di teorie del complotto sull’origine del virus hanno sollevato qualche dubbio sull’atteggiamento dei tedeschi.
La Süddeutsche Zeitung ha analizzato i risultati di due ricerche demoscopiche, una realizzata dall’università di Mannheim e l’altra da un consorzio di cui fa parte anche il Robert Koch Institut, e ha concluso che lo zelo sta cominciando a cedere il passo alla stanchezza.
Se la proporzione di quelli che indossano la mascherina in pubblico è passata da meno del 10 per cento dell’inizio di marzo al 77 per cento, l’osservanza di tutte le altre misure di sicurezza è in leggera flessione.
Secondo la ricerca dell’università di Mannheim la tolleranza per le restrizioni alla libertà di movimento e alle attività è in caduta libera. Solo il divieto dei grandi eventi continua a essere condiviso da più del 90 per cento degli intervistati, mentre la chiusura dei confini è accettata da meno del 60 per cento. Se a marzo il 60 per cento del campione considerava giustificabile l’imposizione del coprifuoco, ora meno del 10 per cento la pensa così.
Il numero di quelli che vorrebbero abolire qualunque restrizione è cresciuto, ma è ancora ben al di sotto del 10 per cento, segno che le posizioni dei manifestanti sono ancora largamente minoritarie.
Stando a entrambe le ricerche, il cambiamento d’opinione è dovuto soprattutto al calo dei contagi e alla mutata percezione del rischio. A fine marzo la percentuale di quelli che ammettevano di essere spaventati dal virus era al di sopra del 60 per cento, mentre oggi è calata sotto al 50, quasi ai livelli riscontrati prima che l’epidemia arrivasse in Germania.
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