Editoriali

Il Brasile riparte con Lula

Davanti a più di trecentomila sostenitori in festa, il 1 gennaio 2023 Luiz Inácio Lula da Silva ha giurato come presidente del Brasile, tornando al potere dopo vent’anni. Il Brasile di oggi è molto diverso da quello del 2003, quando Lula vinse le elezioni con il 61 per cento dei voti. Alle ultime presidenziali il suo vantaggio sullo sfidante Jair Bolsonaro è stato di neanche due punti percentuali, ma il senso di urgenza politica è si­mile.

Nel discorso d’insediamento, Lula ha promesso che lavorerà per la “risurrezione” del Brasile, definendo “terrificante” l’eredità lasciatagli dall’estrema destra e da Bolsonaro. Ha detto che al centro del suo operato ci saranno la lotta alla povertà e alle disuguaglianze, la riconciliazione politica, le iniziative per la parità di genere, e le politiche ambientali per fermare la distruzione dell’Amazzonia.

Lula, 77 anni, ha ricordato inoltre che il suo governo non è formato solo dal Partito dei lavoratori (Pt), ma è sostenuto da un ampio fronte politico nato per sconfiggere Bolsonaro, che comprende la destra conservatrice, rappresentata dal vicepresidente Geraldo Alckmin, e diversi partiti di sinistra. In ogni caso ha riservato al Pt le posizioni chiave, a cominciare dal ministero dell’economia. Gestire i delicati equilibri del nuovo governo sarà molto importante per Lula, che ha un margine di manovra molto stretto. Il presidente governerà a fianco di un congresso nazionale senza una chiara maggioranza, in cui l’estrema destra è forte. In Brasile l’equilibrio dei poteri concede al parlamento ampie possibilità di bloccare le proposte dell’esecutivo.

Durante la cerimonia d’investitura Lula ha chiarito di non nutrire uno spirito di rivalsa, anche se esigerà giustizia per come il suo predecessore ha gestito la pandemia di covid-19. Nel Brasile della ricostruzione sarà fondamentale che Lula si dimostri all’altezza della situazione. Al secondo turno delle presidenziali ha ottenuto più di 58 milioni di voti, un capitale politico enorme che dovrà sfruttare tenendo bene a mente che il bolsonarismo può ancora causare molti danni. Questa ideologia è ancora viva in Brasile, e Lula dovrà farci i conti, ma senza dimenticare che la sua missione principale è risanare le ferite gravi che le disuguaglianze infliggono al paese, per riportarlo sulla strada dello stato di diritto. ◆ as

I taliban contro le donne

L’inesorabile campagna dei taliban contro le donne afgane non è solo una questione di diritti, ma di sopravvivenza. In un paese in ginocchio, il regime ha reso la vita degli afgani ancora più disperata. Vietando alle donne di lavorare per le ong, impediscono a loro e ai bambini di ricevere servizi essenziali. Quasi tutte le organizzazioni umanitarie hanno sospeso le attività nel paese e le Nazioni Unite hanno bloccato alcuni programmi. Le principali potenze mondiali hanno invitato i taliban a revocare una decisione “sconsiderata e pericolosa”, mentre i capi delle agenzie dell’Onu hanno sottolineato che le operatrici sono un elemento chiave dell’azione umanitaria.

Prima di riprendere il potere, i taliban si erano sforzati di apparire più moderati, promettendo di non ripetere le crudeltà degli anni novanta. Ma i nuovi taliban somigliano sempre di più a quelli del passato. Nel dicembre 2022 c’è stata la prima esecuzione in pubblico da quando hanno ripreso il potere. Le donne sono state punite con fustigazioni allo stadio.

Intanto le relazioni con Islamabad si stanno sgretolando, man mano che aumentano gli attacchi rivendicati in Pakistan dai taliban pachistani (Ttp). Mentre l’instabilità si diffonde, il gruppo Stato islamico ha attaccato le ambasciate pachistana e russa a Kabul. La Cina ha ordinato ai suoi cittadini di lasciare l’Afghanistan dopo un raid contro un hotel frequentato da cinesi. Questi sviluppi sono per Kabul un problema non solo diplomatico: le speranze di trovare nuove entrate per rimediare alla perdita degli aiuti stranieri sono scomparse. In questi tempi difficili, le donne hanno dimostrato un coraggio e una resistenza straordinari nello sfidare il regime. Gli uomini si sono schierati al loro fianco. Per questo gli afgani meritano non solo ammirazione, ma il massimo sostegno. ◆ fsi

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1493 - 5 gennaio 2023
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