La multinazionale indiana Adani Group ha firmato un accordo da più di 700 miliardi di dollari per costruire un terminal per container nel porto di Colombo, in Sri Lanka. Si tratta del più grande investimento straniero nel settore. Se da una parte l’accordo darà una spinta all’economia del paese gravemente colpito dalla pandemia, dall’altra è un tentativo di New Delhi di frenare la crescente influenza cinese in Sri Lanka. Pechino è già presente con diversi progetti infrastrutturali, come il porto in acque profonde di Hambantota, uno degli snodi fondamentali della Belt and road initiative (la Nuova via della seta). Per ripagare alla Cina un debito di più di otto miliardi di dollari, nel 2017 lo Sri Lanka ha concesso lo scalo in locazione a un’azienda statale cinese per un periodo di 99 anni. In questa partita strategica ogni paese ha i suoi interessi: l’India vuole riaffermare la sua presenza nella regione dell’Indo-Pacifico, la Cina intende rafforzare la sua influenza e lo Sri Lanka deve cercare di accontentare entrambe. ◆
Presi tra India e Cina
Milioni di vite da salvare
Il capo degli affari umanitari dell’Onu, Martin Griffiths, ha chiesto alla giunta militare birmana di permettere all’organizzazione di raggiungere i tre milioni di birmani che hanno bisogno di aiuti salvavita a causa del conflitto, dell’insicurezza, della pandemia e della crisi economica, scrive il South China Morning Post. Griffiths ha anche esortato la comunità internazionale a contribuire al fondo per l’emergenza nel paese: è stata raccolta meno della metà dei 385 milioni di dollari necessari.
Conflitto d’interessi
Alla conferenza sul clima di Glasgow, l’Indonesia ha alzato un polverone. Prima ha sottoscritto insieme ad altri cento paesi l’accordo (non vincolante) per mettere fine alla deforestazione entro il 2030; poi ha fatto subito un passo indietro. La ministra dell’ambiente Siti Nurbaya Bakar ha commentato su Twitter che l’impegno di Jakarta non può andare a scapito dello sviluppo economico del paese. L’Indonesia, che ha la terza più grande porzione di foresta tropicale al mondo dopo il Brasile e la Repubblica Democratica del Congo, nel 2020 ne ha persi 115mila ettari a causa dell’industria del legname e di quella dell’olio di palma. Se Jakarta dovesse rispettare l’impegno, sarebbe un duro colpo per la produzione dell’olio di palma, che ha un grande giro d’affari, importante anche per compensare le perdite causate dalla pandemia. “Il tweet della ministra era infelice ma sottolineava le contraddizioni che sono al centro del problema e che vanno risolte per portare l’Indonesia sul binario della sostenibilità”, scrive The Diplomat.
Impiccagione rinviata
La condanna a morte per traffico di droga di Sharmila Dharmalingam, 33 anni, doveva essere eseguita per impiccagione il 10 novembre, scrive The Straits Times, ma il giorno prima è stata sospesa. Dharmalingam, che nel 2009 era stato arrestato a Singapore mentre cercava di entrare dalla Malaysia con 43 grammi di eroina, soffre di un grave deficit intellettivo, non riconosciuto però dal giudice di Singapore. Appelli per provare a salvarlo sono arrivati da attivisti di Singapore, associazioni internazionali per i diritti umani ed esponenti delle Nazioni Unite. Il suo avvocato aveva fatto l’ultimo tentativo di fermare l’esecuzione presentando un appello. L’udienza, fissata per il 9 novembre, è stata rinviata poco prima dell’inizio, quando si è saputo che il test molecolare per il covid-19 a cui il condannato era stato sottoposto il giorno prima era positivo.
Cina Dall’8 all’11 novembre a Pechino si è tenuto il sesto plenum del comitato centrale del Partito comunista cinese, una serie di incontri a porte chiuse dell’élite del paese in cui è stato consolidato il potere del presidente Xi Jinping.
Afghanistan Frozan Safi, attivista per i diritti delle donne di 29 anni, è stata uccisa. La donna era scomparsa il 20 ottobre ed è stata identificata il 5 novembre all’obitorio di Mazar-i-Sharif.
Sotto sorveglianza
In Cina un’app assegna un bollino verde a chi è vaccinato o ha un test del covid negativo e uno rosso a chi ne è sprovvisto. E molti attivisti e giornalisti si sono improvvisamente ritrovati con un ingiustificato bollino rosso, costretti ad annullare viaggi e impegni di lavoro, scrive il quotidiano di Hong Kong Stand News. A quanto pare il governo usa il sistema per limitare il dissenso. L’avvocato dei diritti umani Xie Yang, per esempio, non ha potuto andare a Shanghai a incontrare la madre della giornalista Zhang Zhan, condannata a quattro anni di carcere per aver documentato l’inizio della pandemia a Wuhan.
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