L’International maritime organization (Imo), un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di trasporto marittimo, ha proposto una nuova tassa sulla navigazione. L’obiettivo, scrive il Wall Street Journal, è finanziare la costruzione di una rete globale di stazioni di rifornimento con carburante alternativo per le navi, oltre ad aiutare i paesi poveri che stanno affrontando maggiori costi per le esportazioni dei prodotti. La proposta prevede di tassare le imbarcazioni di cento dollari per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa durante un viaggio. Secondo l’Imo, si potrebbero ricavare mille miliardi di dollari e dimezzare le emissioni del settore entro il 2050.
Tassa verde sulle navi
General Electric si divide in tre
La General Electric (Ge) ha intenzione di dividersi in tre aziende separate, scrive il Financial Times. Le tre entità saranno quotate in borsa. Nel 2023 nascerà la Ge Healthcare, che si concentrerà sul settore medico. L’anno successivo sarà la volta di Ge Energy, che sarà attiva nel settore energetico. La parte restante della Ge si occuperà di aviazione.
Carenza di urea
La Corea del Sud ha inviato in Australia un aereo cisterna militare per importare 27mila litri di una soluzione a base di urea, un additivo usato per ridurre le emissioni di anidride carbonica dei motori diesel e delle fabbriche, scrive la Reuters. Il paese asiatico è infatti alle prese con una forte carenza della sostanza che rischia di danneggiare i trasporti commerciali e la produzione industriale. Secondo gli esperti, in Corea del Sud circa due milioni di veicoli diesel, in gran parte camion, sono obbligati a usare l’additivo. La carenza, che ha scatenato il panico tra molti automobilisti, è stata causata dal blocco delle importazioni dalla Cina, che fornisce al paese il 97 per cento dell’urea di cui ha bisogno ogni anno.
Il sondaggio di Musk
L’8 novembre le azioni della Tesla hanno perso il 4,8 per cento dopo che Elon Musk (nella foto), amministratore delegato della casa produttrice di auto elettriche, aveva dichiarato la disponibilità a vendere il 10 per cento delle azioni dell’azienda (che valgono circa 21 miliardi di dollari) in suo possesso e pagare le tasse con il ricavato. L’imprenditore ha precisato che non riceve alcuno stipendio per il suo lavoro alla Tesla e che può pagare le tasse solo vendendo delle azioni. Musk, spiega la Bbc, ha lanciato un sondaggio tra i suoi 63 milioni di follower su Twitter, chiedendo se fossero d’accordo con l’idea: ha risposto di sì il 58 per cento dei 3,5 milioni di utenti che hanno partecipato. La sua mossa, in particolare, è un’aperta critica a una proposta del Partito democratico che prevede l’imposizione di una tassa sulle plusvalenze virtuali (non incassate realmente) realizzate con il rialzo delle azioni. Musk ha dichiarato che rispetterà il risultato del sondaggio, ma non ha specificato quando e come metterà in vendita le sue azioni. ◆
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