Un elettroencefalogramma per monitorare gli attacchi epilettici in un paziente di 87 anni, morto all’improvviso a causa di un infarto, ha permesso di rilevare, per la prima volta, l’attività del cervello nel passaggio dalla vita alla morte. “Nei trenta secondi precedenti e successivi all’arresto cardiaco abbiamo osservato dei cambiamenti in alcune onde cerebrali, in particolare le gamma”, spiegano i neurologi sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience. I cambiamenti erano associabili ad attività cognitive intense – ricordare, sognare, meditare e concentrarsi – che potrebbero spiegare i flashback riferiti da persone che sono state a un passo dalla morte. L’intensificazione delle onde gamma è stata osservata anche nel cervello dei ratti in punto di morte. È possibile che nel momento del trapasso il cervello dia una risposta biologica specifica, ma serviranno ulteriori studi. Il paziente aveva delle lesioni cerebrali che complicano l’interpretazione dei dati.
Tra la vita e la morte
L’albero genealogico umano
Usando dati antichi e moderni è stato ricostruito l’albero genealogico dell’umanità. I ricercatori hanno analizzato il genoma di 215 popolazioni umane, integrandolo poi con alcune sequenze di dna antico, provenienti per esempio da ominidi arcaici come denisova e neandertal. La ricostruzione dell’albero genealogico umano ha permesso di osservare eventi chiave dell’evoluzione della nostra specie, come le origini ancestrali in Africa nordorientale circa 72mila anni fa e la migrazione fuori dal continente, ma anche eventi importanti in cui la popolazione si è divisa o si è spostata. Lo studio è complesso dal punto di vista tecnico perché il dna estratto dai reperti antichi è spesso degradato. Le sequenze contengono errori che rendono difficile il loro uso e soprattutto l’integrazione con dati genetici moderni. Il procedimento, basato anche sulla statistica e sull’informatica, ha comunque permesso di ricostruire un quadro affidabile, che arriva fino a 50mila generazioni fa. Una maggiore completezza dei dati, includendo popolazioni assenti o poco rappresentate, potrebbe rendere il quadro ancora più esaustivo. ◆
Il vantaggio di avere un cane
Convivere con i cani riduce, e non di poco, il rischio di avere una disabilità in età avanzata. Lo stesso non succede con i gatti. È emerso da uno studio giapponese su undicimila persone tra i 64 e gli 87 anni che hanno o hanno avuto un cane o un gatto nel corso della vita. Secondo i ricercatori, per i padroni dei cani il rischio di sviluppare una disabilità fisica si riduce della metà rispetto a chi non ne ha mai avuto uno, scrive Plos One. I benefici sono legati soprattutto alla regolare attività fisica che si fa portando a spasso il cane.
Inquinamento domestico
Alcuni prodotti commerciali usati per le pulizie potrebbero inquinare l’aria all’interno delle nostre case. Da un test pubblicato su Science Advances è emerso che in alcuni casi il livello d’inquinamento è simile a quello di una strada molto trafficata. L’ipotesi è che i monoterpeni, i composti chimici responsabili del profumo dei prodotti, reagiscano con l’ozono producendo particelle inquinanti. Nel lungo periodo gli addetti alle pulizie potrebbero avere problemi all’apparato respiratorio.
Tre specie di tirannosauri?
Il tirannosauro forse non era un’unica specie, ma tre: Tyrannosaurus rex, imperator e regina. La possibile nuova classificazione si basa su variazioni nella struttura ossea osservate nei fossili e in particolare su alcune caratteristiche dei denti. L’ipotesi, formulata sulla rivista
Evolutionary Biology, è stata però accolta con scetticismo. Secondo molti studiosi, le differenze non giustificano la creazione di due nuove specie.
Archeologia La Venere di Willendorf potrebbe essere stata creata con materiale proveniente dall’Italia settentrionale, scrive Scientific Reports. La statuetta alta undici centimetri, trovata nel 1908 a Wachau, in Austria, risale a circa 30mila anni fa. Dall’analisi effettuata con la tecnica della microtomografia computerizzata è emerso che è composta da rocce che oggi si trovano a Sega di Ala, una località vicino al lago di Garda. Forse nella preistoria esistevano collegamenti attraverso le Alpi.
Neuroscienze Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, ricordare la propria infanzia contribuisce ad alleviare il dolore di bassa intensità. I ricercatori hanno mostrato ai volontari immagini del passato, come un vecchio programma tv per bambini o giochi di cortile, e altre recenti. Quelle relative al passato avevano un effetto analgesico, grazie all’attivazione di alcune aree del cervello.
Articolo precedente
Articolo successivo
Inserisci email e password per entrare nella tua area riservata.
Non hai un account su Internazionale?
Registrati