Un voto che “fa arrabbiare” e rivela “una dissonanza”, lo definisce il settimanale marocchino Tel Quel. Per la prima volta in venticinque anni, il parlamento europeo ha approvato il 19 gennaio una risoluzione che condanna la situazione dei diritti umani in Marocco, chiedendo a Rabat il rispetto della libertà di stampa e la scarcerazione dei prigionieri politici e dei giornalisti, in particolare di Omar Radi, Souleiman Raissouni e Taoufik Bouachrine. Per molti osservatori il voto è una conseguenza delle rivelazioni sullo scandalo di corruzione Qatargate, scoppiato nel dicembre 2022, in cui è coinvolto anche il Marocco. Il regno, con la complicità dell’eurodeputato socialista italiano Pier Antonio Panzeri e di altri suoi colleghi, avrebbe creato una rete d’influenze per bloccare ogni critica e ogni decisione che avrebbe potuto minare i suoi interessi. Nell’editoriale Tel Quel accusa gli europei di accanirsi con il Marocco e di non guardare a quello che succede in Algeria, paese rivale: “L’odore del gas, di cui l’Europa ha tanto bisogno, impedisce agli eurodeputati di criticare quello che succede in territorio algerino”. ◆
La difesa di Rabat
Dalla parte del giudice
“La sorte di Tarek Bitar è incerta”, scrive L’Orient-Le Jour commentando lo scontro che ha scosso la magistratura libanese e che rischia di scatenare una crisi istituzionale in un paese già alle prese con gravi problemi economici, politici e sociali. Dopo che il giudice ha ripreso in mano l’inchiesta sull’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto 2020 e ha incriminato otto persone, tra cui il procuratore generale Ghassan Oweidat, è cominciato “un braccio di ferro”: Oweidat ha denunciato Bitar per “usurpazione di potere” e “ribellione contro la giustizia”. Bitar doveva comparire al palazzo di giustizia di Beirut il 26 gennaio, ma non si è presentato. Le famiglie delle vittime dell’esplosione hanno organizzato un sit-in di solidarietà con il giudice davanti all’edificio ( nella foto ), a cui hanno partecipato parlamentari dell’opposizione.
I numeri della carestia
Dal sud dell’Etiopia alla Somalia, 22 milioni di persone rischiano di morire di fame a causa di una siccità cominciata alla fine del 2020 e che ci si aspetta durerà ancora per mesi. Rispetto a un anno fa, il numero delle persone minacciate dalla carestia è quasi raddoppiato, scrive Africa News.
Visita a paesi in guerra
Mentre nella capitale Kinshasa fervevano i preparativi per la visita di papa Francesco, nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) i ribelli del Movimento 23 marzo (M23) continuavano la loro avanzata. Il 26 gennaio, dopo giorni di combattimenti, hanno preso il controllo di Kitshanga, una città di 60mila abitanti nel Nord Kivu. Il sito Politico.cd parla dell’avvistamento di “soldati ruandesi pesantemente armati che attraversavano il confine”, accusando il regime di Kigali di alimentare l’instabilità. Il Ruanda è considerato il principale sostenitore e finanziatore dell’M23. La visita del papa (dal 31 gennaio al 3 febbraio), la prima nell’Rdc in 37 anni, potrebbe servire a favorire la pacificazione del paese e del vicino Sud Sudan, la seconda tappa del viaggio. “Questi stati sono sprofondati in due dei conflitti che sono costati di più in termini di vite umane negli ultimi anni. A meno che non sperino in un intervento divino, i loro leader devono assumersi la responsabilità delle loro azioni”, scrive The East African.
Accordi sul gas e sui migranti
Le autorità italiane e quelle del governo libico di Tripoli hanno firmato il 28 gennaio un accordo sul gas da 8 miliardi di dollari. Per Arab News è il più grande investimento in vent’anni nel settore energetico. Dopo l’Algeria, la Libia è il secondo paese nordafricano visitato dalla presidente del consiglio italiana Giorgia Meloni in pochi giorni. Infomigrants ricorda che gli accordi italo-libici riguardano anche l’immigrazione irregolare, e mirano a rafforzare le capacità della guardia costiera libica d’intercettare i migranti. Nel paese la situazione dei diritti umani è grave. Il 29 gennaio si è conclusa una missione dell’Onu in cui gli esperti hanno raccolto testimonianze di uccisioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie e altre violazioni.
Tunisia Il 29 gennaio si è svolto il secondo turno delle legislative, boicottate dall’opposizione in segno di protesta contro il progetto autoritario del presidente Kais Saied. L’affluenza è stata intorno all’11 per cento, in linea con quella del primo turno. Per la principale coalizione dell’opposizione, il nuovo parlamento non si può riconoscere come legittimo.
Somalia Gli Stati Uniti hanno annunciato il 26 gennaio l’uccisione di uno dei leader del gruppo Stato islamico nel paese, Bilal al Sudani, in un raid nelle regioni montuose del nord.
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