Economia e lavoro

Lavoratori poveri

Nel 2023 il 24 per cento dei portoghesi viveva con meno di 738 euro al mese. Si tratta di 2,5 milioni di persone, scrive il settimanale Expresso. Di questi, 1,7 milioni (il 16,6 per cento della popolazione) guadagnavano meno di 632 euro al mese, la soglia di povertà relativa del Portogallo. Sono alcuni dei dati emersi dall’inchiesta sulle condizioni di vita realizzata dall’istituto nazionale di statistica. Molte di queste persone sono lavoratori che ricevono il salario minimo di 820 euro lordi (730 euro al mese al netto dei contributi sociali). Grazie al bilancio per il 2025 approvato dal parlamento a novembre il salario minimo arriverà a 870 euro lordi. “È un buon aiuto”, commenta l’Expresso, “ma non basta”, perché il costo della vita è sempre più alto. L’aumento non potrà compensare l’inflazione e meno che mai i prezzi degli alloggi. Nel 2023, comunque, sono uscite dalla povertà relativa ventimila persone. Di certo un progresso, ma insufficiente, perché il governo vuole che i poveri non superino il 10 per cento della popolazione entro il 2030. ◆

Più fondi per gli ultimi

Cento miliardi di dollari di finanziamenti ai paesi più poveri del pianeta. È la cifra record stanziata il 5 dicembre dall’International development association (Ida), un istituto della Banca mondiale. L’annuncio, scrive Le Monde, è arrivato al termine di un processo di raccolta fondi durato un anno, che ha fruttato 23,7 miliardi di dollari, una cifra in leggero aumento rispetto ai 23,5 miliardi di dollari promessi dai paesi donatori nell’ultima raccolta di tre anni fa. Ora la Banca mondiale può usare questo denaro per ottenere prestiti sui mercati finanziari: in questo modo potrebbe quadruplicare l’importo, sbloccando cento miliardi di dollari in nuovi prestiti e sovvenzioni.

Un’asta andata a vuoto

Odense, Danimarca (Jonathan Nackstrand, Afp/Getty)

In Danimarca è andata a vuoto la più grande asta mai organizzata nel paese scandinavo per la realizzazione di progetti legati all’energia eolica. “È un duro colpo”, commenta Bloomberg, “per il tentativo europeo di rafforzare la produzione di energia rinnovabile e ridurre la dipendenza dalle fonti fossili”. Il 5 dicembre l’autorità danese per l’energia non ha ricevuto neanche un’offerta nell’asta per la realizzazione di tre piattaforme eoliche offshore. La Danimarca, uno dei paesi pionieri nell’uso di questa fonte rinnovabile, prevede di triplicare la capacità di produzione entro il 2030. Già oggi la quota di energia eolica nel totale nazionale è la più alta del mondo. Il suo sviluppo ha un ampio sostegno tra i partiti politici del paese, l’Unione europea la considera una tecnologia chiave per la decarbonizzazione. “I paesi europei nel loro complesso vogliono raggiungere entro il 2030 una potenza di 150 gigawatt, più del quadruplo di oggi”. Ma tutto questo, spiega Bloomberg, non è stato sufficiente per convincere le aziende ad affrontare i costi in rapida ascesa degli impianti basati su questa tecnologia, “un tempo quella che cresceva di più tra le fonti rinnovabili”. L’offerta non prevedeva sussidi né prezzi fissi, lasciando le aziende in balia del mercato, che può azzerare i guadagni o perfino causare perdite nelle giornate con poco vento. Al contrario di grandi mercati come la Germania o i Paesi Bassi, inoltre, in Danimarca ci sono meno gruppi industriali disposti a comprare l’energia prodotta dagli impianti eolici. ◆

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1593 - 13 dicembre 2024
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