In Georgia continuano le proteste contro il governo populista e filorusso, cominciate il 28 novembre dopo che il premier Irakli Kobakhidze aveva annunciato la sospensione dei negoziati per l’ingresso nell’Unione europea. Ogni sera migliaia di persone continuano a manifestare davanti al parlamento georgiano, nel centro di Tbilisi, nonostante gli arresti – finora più di trecento – e la brutale repressione della polizia. Per questo l’Unione europea ha annunciato di valutare nuove sanzioni contro il governo georgiano. Tuttavia, spiega Euronews, l’Ungheria del sovranista Viktor Orbán ha già fatto sapere che si opporrà a qualsiasi misura contro Tbilisi.
Le proteste non si fermano
Ancora bombe sui civili
Il 10 dicembre, dopo più di mille giorni di guerra, i missili russi hanno colpito una clinica a Zaporižžja, uccidendo almeno otto persone e ferendone più di venti. Il 6 dicembre un altro attacco russo aveva causato dieci morti. L’esercito di Kiev ha risposto attaccando con i droni un deposito petrolifero nella città russa di Brjansk.
Lezioni dalla pandemia
Quasi cinque anni dopo l’inizio della pandemia di covid-19, uno studio dell’istituto Pasteur di Parigi cerca di trarre alcune lezioni dalla crisi sanitaria che seguì. I ricercatori hanno analizzato l’eccesso di mortalità dovuto alla pandemia in tredici paesi dell’Europa occidentale, tra il gennaio 2020 e il giugno 2022: l’Italia è stato il paese più colpito, con un eccesso di mortalità pari a 2,7 ogni mille abitanti. Quando arrivò la prima ondata non c’erano né mascherine sufficienti né vaccini e la modalità di trasmissione del virus era incerta. I paesi che imposero una limitazione dei contatti sociali – le uniche misure efficaci allora disponibili – se la cavarono molto meglio. “Non solo hanno salvato più vite umane, ma hanno anche preservato la loro economia”, afferma lo studio riportato da Le Monde.
Niente più asilo ai siriani
Il 9 dicembre Francia, Germania, Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Svezia, Grecia e Italia hanno annunciato che sospenderanno l’esame delle domande d’asilo dei cittadini siriani. A fine giornata lo hanno comunicato anche Regno Unito e Svizzera. L’Austria si è spinta addirittura a dire che sta preparando un “programma di rimpatrio ed espulsione” per i siriani che avevano già ottenuto l’asilo. Le istituzioni di Bruxelles restano caute nel valutare la situazione. “Al momento è impossibile prevedere se il paese avrà una leadership stabile e con chi bisognerà avere a che fare a Damasco”, scrive il quotidiano austriaco Der Standard. Il settimanale tedesco Die Zeit si chiede se la Germania potrebbe davvero fare a meno dei profughi siriani, visto che nel paese sono circa un milione e sono fondamentali in molti settori del mondo del lavoro, soprattutto quello ospedaliero. ◆
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