30 marzo 2015 18:57

I ministri degli esteri di Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, Germania e Iran sono riuniti a Losanna per cercare di raggiungere un accordo quadro sul programma nucleare iraniano, alla vigilia della scadenza fissata per il 31 marzo. I ministri rappresentano il cosiddetto gruppo dei 5+1, cioè i cinque paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania. Ecco cosa c’è da sapere sull’accordo e sul programma nucleare portato avanti dagli iraniani:

L’Iran e il nucleare. Teheran comincia a sviluppare il suo programma nucleare prima della rivoluzione del 1979. Nella prima metà degli anni novanta il governo israeliano mette in guardia ripetutamente dai “pericoli” del programma iraniano. Nel 2002 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush inserisce l’Iran nei paesi “dell’asse del male”, con Iraq e Corea del Nord. La Russia assiste il paese nella costruzione di una centrale nucleare nonostante l’opposizione degli Stati Uniti. Nel 2003 le Nazioni Uniti chiedono all’Iran di dimostrare che non sta costruendo armi nucleari e, a novembre, Teheran sospende la sua attività di arricchimento dell’uranio. Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) non ci sono prove che gli iraniani stiano costruendo armi nucleari. Nel 2005 l’Iran riprende l’arricchimento dell’uranio e sostiene che la sua attività non ha scopo militare.

Le sanzioni. Nel 2005 viene raggiunto un accordo per limitare il programma nucleare iraniano. Secondo l’Aiea l’accordo non viene rispettato e nel 2006 le Nazioni Unite impongono delle sanzioni a Teheran. Fino al 2008 tra l’Iran, l’Onu e le potenze occidentali ci sono diversi contrasti sulla sospensione delle attività di arricchimento dell’uranio. Teheran non permette agli ispettori di controllare i suoi impianti e l’Onu minaccia nuove sanzioni.

I negoziati. Con l’elezione di Barack Obama gli Stati Uniti aprono ai negoziati e nell’ottobre del 2009 il gruppo dei 5+1 propone un primo accordo all’Iran per proseguire il suo programma di arricchimento dell’uranio all’estero. Teheran rifiuta. Fino all’elezione del presidente Hassan Rohani nel 2013 ci sono pochi progressi. A ottobre del 2013 cominciano nuovi colloqui e a novembre viene raggiunto un accordo storico a Ginevra: Teheran si impegna a fermare l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento e a disfarsi degli stock già arricchiti. In cambio ottiene un allentamento delle sanzioni internazionali e lo scongelamento dei fondi iraniani nei conti bancari internazionali.

Cosa prevede l’accordo di Losanna. L’Iran oggi ha 19mila centrifughe, macchinari per arricchire l’uranio a un livello tale da permettere la produzione di armi nucleari. Solo 10mila sono attive. All’inizio dei negoziati l’obiettivo degli Stati Uniti era chiedere che ne rimanessero in funzione solo poche centinaia, ma ora Teheran ha promesso di ridurle del 40 per cento. L’uranio già arricchito dovrebbe essere trasferito in Russia e trasformato in combustibile. L’Iran però potrebbe ritrattare su questo punto.

Capacità di arricchimento. L’obiettivo è fare in modo che l’Iran sia “uno stato di soglia”, cioè un paese che avrebbe bisogno di almeno un anno di tempo per costruire un’arma nucleare in caso di fallimento dell’accordo.

Durata dell’accordo. Questo è uno dei punti ancora in discussione: l’Iran vorrebbe che durasse 10 anni, gli Stati Uniti vorrebbero da 10 a 15, la Francia da 15 a 20.

Monitoraggio. Nel periodo in cui l’eventuale accordo rimarrà in vigore l’Iran sarà soggetto a un regime di monitoraggio per cui l’Aiea avrà accesso a ogni sito di arricchimento dell’uranio. Il gruppo dei 5+1 chiede che siano installate delle videocamere per avere un controllo in tempo reale sugli impianti. Inoltre, Teheran dovrà firmare il protocollo addizionale al trattato di non proliferazione nucleare. Anche questo è un punto di stallo nei negoziati.

Sanzioni. L’Iran vorrebbe l’eliminazione di tutte le sanzioni alla firma dell’accordo, mentre per gli altri paesi questo passaggio deve essere graduale.

Ricerca e sviluppo. Una delle questioni ancora in discussione riguarda la possibilità per Teheran di portare avanti programmi di ricerca e sviluppo sull’arricchimento dell’uranio per produrre energia. Secondo Israele e Francia, in questo modo l’Iran potrebbe, in caso di fallimento dell’accordo, produrre armi atomiche in soli tre o quattro mesi.

Impianto di Fordow. L’Iran ha accettato di riconvertire l’impianto, che si trova vicino alla città di Qom, in uno stabilimento per la ricerca e lo sviluppo sotto la supervisione internazionale.

Reattore di Arak. Destinato a produrre plutonio, il reattore sarà riprogettato per produrre minori quantità dell’elemento chimico, fondamentale per la costruzione di armi atomiche.

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