21 aprile 2016 14:25

“Silenzio, per favore, lasciate concentrare gli addetti al lancio”, dice Eric Watson della Zipline, una startup che costruisce droni. Mi trovo su una scogliera ventosa della Bay area insieme a Keller Rinaudo, uno dei fondatori dell’azienda, e lo sto martellando di domande. Su invito di Watson, rimaniamo in silenzio mentre due dipendenti della startup caricano il drone in un lanciatore. Dopo un conto alla rovescia, i propulsori si mettono in moto. Il velivolo sfreccia verso il cielo, lasciandosi dietro un ronzio acuto.

Rinaudo ha fondato la Zipline cinque anni fa, ma la sta lanciando pubblicamente solo adesso. L’azienda vuole usare la sua flotta di droni per consegnare farmaci nelle cliniche rurali dei paesi in via di sviluppo – firmando contratti direttamente con i governi – e ha annunciato che comincerà l’attività a luglio, in Ruanda.

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L’idea è venuta a Rinaudo qualche anno fa, durante un viaggio in Tanzania. L’imprenditore aveva conosciuto un ricercatore che aveva creato un database per permettere agli operatori sanitari di mandare richieste d’aiuto ogni volta che scarseggiavano le sacche di sangue o altre forniture mediche. Nel database c’erano centinaia di casi di pazienti in pericolo di vita, ma il ricercatore non poteva fare granché per risolvere il problema.

Le strade della zona erano in pessime condizioni, e alcune si allagavano completamente durante la stagione delle piogge. I camion non riuscivano a raggiungere abbastanza in fretta le cliniche situate nei punti più isolati. E anche se le cliniche avessero fatto scorte di plasma, avrebbero rischiato che diventasse inutilizzabile a causa delle interruzioni della corrente elettrica.

“È probabile che quelle persone abbiano tutte perso la vita per mancanza di un semplice medicinale”, dice Rinaudo.

Rinaudo e gli altri fondatori dell’azienda, Will Hetzler e Keenan Wyrobek, hanno deciso di trovare un modo per consegnare in fretta i farmaci alle cliniche più isolate. Ogni Zip costa quanto una motocicletta, solo che non viaggia su strada. Il personale della clinica manda un sms a un centro di distribuzione, dove i dipendenti riempiono una scatola di medicine. La scatola viene caricata sul drone insieme a un paracadute di carta, il drone decolla in direzione della clinica, lancia il carico e torna al centro di distribuzione. Quando sono in volo, gli Zip seguono rotte specifiche che si possono seguire e modificare attraverso un’app.

Secondo l’azienda, presto ogni drone effettuerà da cinquanta a centocinquanta consegne al giorno a ventuno cliniche del Ruanda. I droni impiegheranno mezz’ora per coprire una tratta di quasi settanta chilometri.

Droneporto in costruzione

Ormai sono diverse le aziende che usano i droni, una tecnologia tipicamente associata alla sorveglianza e alla guerra invisibile, per portare farmaci e aiuti ai paesi in via di sviluppo. Molti degli angoli più remoti dell’Africa hanno rinunciato alle linee telefoniche fisse e hanno optato direttamente per i cellulari, e alcuni esperti ritengono che per i droni possa accadere qualcosa di simile. Medici senza frontiere ha fatto esperimenti con i droni della Matternet per trasportare campioni di laboratorio dai centri sanitari più isolati della Papua Nuova Guinea. Altri progetti, come Wings for aid, forniscono soccorsi nelle zone colpite da disastri oltre a trasportare medicine.

L’investimento sui droni non si limita all’Africa. Ultimamente Rinaudo ha studiato lo spagnolo per poter proporre il suo piano a un altro alto funzionario statale (ha preferito non rivelare il nome).

Il Ruanda è stato particolarmente aperto all’idea dei droni: a quanto pare, lo studio di architettura Foster + Partners sta costruendo nel paese un “droneporto” dedicato in particolar modo ai droni da trasporto. Per dimostrare la validità della sua idea, lo studio di architettura ha sottolineato che solo un terzo degli abitanti dell’Africa vive entro un raggio di due chilometri da una strada percorribile tutti i mesi dell’anno.

Ma secondo un articolo pubblicato sul Rwandan New Times, lo scorso autunno il Ruanda stava ancora elaborando un regolamento sull’uso dello spazio aereo da parte dei droni. Il rischio di collisione con gli aereoplani, per quanto ridotto, è concreto.

Un altro rischio è che un drone finisca per sbaglio in una zona di guerra nel caso in cui queste aziende espandano le loro attività a paesi meno stabili, racconta Hans Heerkens, direttore del centro di ricerca sui droni Platform unmanned cargo aircraft.

Su in alto, il drone ha aperto il portellone e ha catapultato il suo carico a terra con un sibilo

“Wings for aid, per esempio, non può produrre droni troppo grandi, perché se le dimensioni fossero maggiori, il mezzo sarebbe considerato una minaccia dai ribelli o dai guerriglieri”, spiega Heerkens. A sua volta, questo problema rappresenta un limite per il carico (i droni della Zipline sono grandi più o meno come un cane di grossa taglia e possono trasportare poco più di un chilo).

Anche grandi aziende come Amazon e Google stanno elaborando un programma di consegna tramite droni. Allo stesso modo, alcuni dei produttori di droni più filantropici potrebbero puntare sugli aiuti umanitari per farsi strada nel settore della consegna di beni di consumo. Per il momento Hetzler e Rinaudo sostengono che la Zipline si concentrerà esclusivamente sulla consegna di forniture mediche nei paesi in via di sviluppo.

“Posso fare a meno di un drone che mi consegna le scarpe da calcio, ma per una madre colpita da un’emorragia a causa del parto una fornitura di sangue può fare la differenza tra la vita e la morte”, afferma Hetzler. I tecnici della Zipline sperano che l’aspetto degli Zip risulti più gradevole di quello di molti altri droni, e hanno perfino disegnato due simpatici occhi azzurri sulle fusoliere.

Sto quasi per andarmene quando Watson mi insegue per farmi un’ultima domanda. Su in alto, il drone ha aperto il portellone e ha catapultato il suo carico a terra con un sibilo.

“Secondo lei faceva paura?”, mi chiede.

(Traduzione di Floriana Pagano)

Questo articolo è stato pubblicato su The Atlantic.

This article was originally published on Theatlantic.com. Click here to view the original. © 2015. All rights reserved. Distributed by Tribune Content Agency

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