30 gennaio 2017 11:33

Questa volta la posta in gioco è alta. Le decisioni che saranno prese al 28° summit dell’Unione africana (Ua), in corso il 30 e 31 gennaio nella capitale etiope Addis Abeba, potrebbero cambiare il volto del continente.

I capi di stato africani dovranno discutere di alcuni temi delicati. Il primo è l’eventuale reintegrazione del Marocco nell’organizzazione dopo 33 anni di assenza. Nel 1984 Rabat decise di ritirarsi dall’Ua in segno di protesta contro l’ammissione della Repubblica democratica araba dei sahrawi, lo stato autoproclamato – sostenuto dall’Algeria – che rivendica la sovranità sul Sahara Occidentale.

Quell’anno, nel corso del 20° vertice dell’Organizzazione dell’unità africana, Ahmed Réda Guédira, consigliere di re Hassan II, lesse un messaggio del re marocchino: “Ecco, e ne sono desolato, l’ora di separarci. Nell’attesa di giorni più saggi, vi diciamo addio e vi auguriamo buona fortuna con il vostro nuovo partner”.

Se il Marocco tornerà nell’organizzazione, gran parte del merito va a Mohammed VI, figlio di Hassan II, che ha moltiplicato i suoi sforzi, compiendo numerose visite ufficiali nel continente, puntando su paesi dall’alto potenziale di crescita come l’Etiopia, la Tanzania e la Nigeria. Ma l’influenza della monarchia marocchina si estende su tutta l’Africa.

Un nuovo presidente
Tra le questioni di primo piano c’è anche l’elezione di un nuovo presidente della commissione dell’Ua in sostituzione della sudafricana Nkosazana Dlamini-Zuma. Tra due dei cinque candidati si annuncia un’aspra battaglia: la keniana Amina Mohamed e il senegalese Abdoulaye Bathily. È una lotta tra l’est e l’ovest del continente, fa notare il Mail & Guardian.

Al di là di queste divisioni, l’Africa ha bisogno di un leader, di una “personalità che coniughi la forza di carattere con l’esperienza politica e diplomatica, e con una conoscenza approfondita delle dinamiche interne di ogni paese africano”, sostiene Gilles Olakounlé Yabi, ex direttore del gruppo di lavoro in Africa occidentale dell’International crisis group (Icg).

Infine in questo 28° vertice, il cui slogan è “sfruttare i vantaggi demografici investendo sui giovani”, si potrebbe concretizzare la possibilità di discutere della creazione di un’area di libero scambio su tutto il continente e della riforma necessaria dell’Ua, un’istituzione che soffre per la mancanza di efficienza e di autonomia finanziaria.

(Traduzione di Francesca Sibani)

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