14 ottobre 2018 09:54

Frances O’Grady, presidente della Federazione sindacale britannica, ha lanciato il guanto di sfida il 10 settembre scorso. “Possiamo ottenere una settimana lavorativa di quattro giorni”, ha dichiarato agli iscritti. Anche se questa è una prova parziale del rafforzamento dei sindacati britannici, non si tratta certo di una richiesta nuova.

Delle settimane lavorative più brevi sono state sperimentate in Nuova Zelanda e in Svezia, dove hanno reso i lavoratori più felici, più in salute e più motivati. Le persone che lavorano meno giorni alla settimana sarebbero anche più produttive. Il fine settimana andrebbe quindi allungato?

La settimana lavorativa di cinque giorni è diventata la norma in occidente meno di un secolo fa. La riforma protestante aveva consolidato il ruolo della domenica come giorno sacro in Europa, ma questa giornata era spesso utilizzata per attività non esattamente riposanti.

Quando i lavoratori delle fabbriche cominciarono a essere riluttanti a lavorare duro negli altri sei giorni, i datori di lavoro del diciannovesimo secolo cominciarono a concedere vacanze di mezza giornata il sabato, per incoraggiare i dipendenti a impegnarsi di più durante la settimana.

L’esperienza della Francia suggerisce che i lavoratori potrebbero non essere così smaniosi di lavorare meno ore

La diffusa adozione della settimana lavorativa di cinque giorni per quaranta ore complessive richiese tuttavia vari altri decenni. Imprenditori come Henry Ford furono tra i pionieri, all’inizio del ventesimo secolo, e sotto la pressione dei sindacati i governi capitolarono. In Francia gli accordi Matignon del 1936 trasformarono in legge la settimana di quaranta ore, e gli Stati Uniti approvarono l’esistenza di due giorni liberi nel 1940. Non tutti i paesi sono stati così veloci: il Partito comunista cinese ha accettato di passare ai cinque giorni lavorativi solo nel 1995. Nel 2017 i lavoratori dei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) hanno lavorato in media 40,1 ore alla settimana.

L’esperienza della Francia suggerisce che i lavoratori potrebbero non essere così smaniosi di lavorare meno ore. Nel 2000 il governo aveva ridotto la durata della settimana lavorativa a tempo pieno a 35 ore. All’epoca la decisione fu derisa in quanto ritenuta poco più che simbolica, e si è perlopiù dimostrata tale in seguito.

Nel 2017 i francesi hanno lavorato in media 38,9 ore alla settimana (ovvero una delle statistiche più basse tra i paesi dell’Ocse), e sono sembrati felici di lavorare più del massimo richiesto, ottenendo in cambio denaro supplementare o la concessione di giorni di ferie.

Anche l’ascesa della gig economy ha ridotto le richieste di una riduzione delle ore lavorative. Per molti lavoratori la possibilità di un fine settimana da tre giorni dipende dal fatto che possano o meno permettersi di perdere un turno di lavoro. E anche gli uomini d’affari potrebbero non essere interessati a questa possibilità.

A febbraio un sindacato di metalmeccanici tedeschi ha ottenuto per i suoi lavoratori il diritto di lavorare l’equivalente di quattro giorni alla settimana, ma la concessione è stata descritta come un fardello dalla confindustria tedesca, contraria a pagare lo stesso salario per un numero inferiore di ore lavorative.

Lavorare meno può portare a una maggiore produttività (su base oraria), ma la produzione totale potrebbe comunque calare a causa del minor numero di ore di lavoro. La cosa potrebbe non fare molto felici i governi o i datori di lavoro.

I sostenitori della settimana lavorativa di quattro giorni affermano che migliorare la qualità della vita delle persone è più importante che rafforzare l’economia. In un saggio pubblicato durante la grande depressione, John Maynard Keynes aveva previsto che i lavoratori dei paesi ricchi si sarebbero ritrovati un giorno di fronte al problema di come utilizzare il proprio tempo libero, scrivendo di una “epoca di tempo libero e abbondanza” nella quale i progressi tecnologici avrebbero permesso alle persone di lavorare 15 ore alla settimana.

Sfortunatamente per tutti i lavoratori che lavorano duro il venerdì pomeriggio, Keynes è stato troppo precipitoso. Perfino O’Grady, che è al lavoro per ottenere dei fine settimana più lunghi, è chiaramente pessimista quanto ai tempi in cui questo potrà avvenire. Una settimana lavorativa di quattro giorni potrà essere ottenuta, a quanto pare, “in questo secolo”.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo di B. F. è uscito sul settimanale britannico The Economist.

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