04 giugno 2020 12:18

Stati Uniti
Il 3 giugno Derek Chauvin, il poliziotto responsabile della morte di George Floyd, è stato incriminato per “omicidio non premeditato”, un capo d’accusa più grave rispetto a quello iniziale di omicidio colposo. Rischia fino a 40 anni di prigione. Gli altri tre agenti che hanno partecipato all’arresto di Floyd sono stati incriminati per “complicità in omicidio”. Intanto, il ministro della difesa Mark Esper si è detto contrario all’idea del presidente Donald Trump di proclamare lo “stato d’insurrezione” per poter schierare l’esercito nelle grandi città.

Cina
Il 4 giugno il consiglio legislativo di Hong Kong ha approvato, con 41 voti a favore e uno contrario, un progetto di legge che introduce il reato di vilipendio dell’inno nazionale cinese. Il voto è stato boicottato dall’opposizione.

Libia
Le forze del governo di accordo nazionale, guidato da Fayez al Sarraj e riconosciuto dalle Nazioni Unite, hanno assunto il 3 giugno il controllo dell’aeroporto internazionale di Tripoli. L’aeroporto era occupato dalle forze del generale Khalifa Haftar, l’uomo forte del paese, dalle prime fasi della loro offensiva su Tripoli, cominciata nell’aprile del 2019.

Kosovo
Il 3 giugno si è insediato un nuovo governo diretto dal partito di centrodestra Ldk, che ha ottenuto la fiducia di 61 deputati su 120. Il premier è Avdullah Hoti, un professore di economia di 44 anni. A marzo il partito Ldk aveva costretto alle dimissioni il primo ministro di sinistra Albin Kurti. L’ex premier accusa il presidente Hashim Thaci e il governo statunitense di aver favorito la caduta dell’esecutivo per promuovere un accordo per uno scambio di territori con la Serbia.

Russia
Il presidente Vladimir Putin ha proclamato il 3 giugno lo stato d’emergenza dopo che 20mila tonnellate di carburante hanno contaminato un fiume nel circolo polare artico, vicino alla città di Norilsk, nel territorio siberiano di Krasnojarsk. L’incidente è avvenuto nell’impianto di una succursale della Norilsk Nickel, il principale produttore mondiale di nichel e palladio.

Repubblica Democratica del Congo
Il 3 giugno la missione delle Nazioni Unite Monusco ha annunciato che almeno 16 persone sono morte in un nuovo massacro nell’Ituri, nel nordest del paese. Tra le vittime ci sono cinque bambini di meno di cinque anni. L’attacco è stato attribuito alla milizia etnico-religiosa Codeco (Cooperativa per lo sviluppo del Congo), che dall’inizio dell’anno ha ucciso più di trecento civili e costretto più di 200mila persone a lasciare le loro case.

Francia-Ruanda
Il 3 giugno la corte d’appello di Parigi ha espresso un parere favorevole alla consegna alla giustizia internazionale di Félicien Kabuga, considerato uno dei principali responsabili del genocidio in Ruanda nel 1994. Kabuga, 84 anni, era stato arrestato il 16 maggio ad Asnières-sur-Seine, vicino a Parigi, dove viveva con una falsa identità. È accusato di aver creato le milizie Interahamwe, braccio armato del genocidio in cui morirono 800mila persone, in maggioranza di etnia tutsi.

India
Almeno tre persone sono morte il 3 giugno nel passaggio del ciclone Nisarga, con venti fino a 120 chilometri all’ora, sullo stato del Maharashtra, nell’ovest dell’India. Il ciclone ha sfiorato la metropoli di Mumbai. In precedenza il ciclone, che si è formato nel mar Arabico, aveva causato la morte di 13 persone nell’est dello Yemen.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it