14 settembre 2021 12:05

Norvegia
L’opposizione di centrosinistra guidata dal laburista Jonas Gahr Støre ha vinto le elezioni legislative del 13 settembre, mettendo fine a dieci anni di governo della premier conservatrice Erna Solberg. Støre, che ha avviato le consultazioni per formare un governo di coalizione, è favorevole a un’uscita graduale del paese dal settore petrolifero, che oggi rappresenta il 14 per cento del pil. La Norvegia è il principale esportatore di petrolio dell’Europa occidentale.

Spagna
Il 13 settembre il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato che sarà lui stesso a guidare la delegazione governativa nei prossimi negoziati con i separatisti catalani. Le discussioni, che dovrebbero riprendere domani a Barcellona, si annunciano difficili perché l’esecutivo regionale catalano, guidato da Pere Aragonès, chiede di poter organizzare un referendum per l’indipendenza.

Cina
Il 13 settembre decine d’investitori hanno partecipato a una manifestazione di protesta a Shenzhen davanti alla sede del colosso dell’edilizia Evergrande, che è sull’orlo del fallimento e ha fatto sapere che probabilmente non riuscirà a rispettare i suoi impegni finanziari. L’azienda ha un passivo di circa 260 miliardi di euro.

Nigeria
Le autorità dello stato di Zamfara, nel nordovest del paese, hanno annunciato il 13 settembre la liberazione di 75 studenti rapiti all’inizio del mese in un liceo pubblico di Kaya. I banditi, circondati dalle forze di sicurezza, avrebbero accettato di liberare gli ostaggi in cambio di un lasciapassare per uscire dalla foresta in cui si erano accampati. Intanto, un commando armato ha attaccato una prigione a Kabba, nello stato centrale di Kogi, liberando 240 detenuti.

Sudan
Il 13 settembre il governo ha annunciato che 84 persone sono morte dall’inizio della stagione delle piogge nelle alluvioni che hanno colpito undici stati del paese. Decine di villaggi sono stati completamente sommersi dall’acqua e più di ottomila case sono state distrutte.

Ambiente
In un rapporto presentato il 13 settembre, la Banca mondiale ha avvertito che il riscaldamento globale potrebbe costringere 216 milioni di persone a lasciare le loro regioni d’origine entro il 2050. I problemi principali saranno la mancanza di acqua e la produzione agricola insufficiente.

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