05 gennaio 2022 10:32

Kazakistan
Il 4 gennaio il presidente Qasym-Jomart Toqaev ha proclamato lo stato d’emergenza per due settimane ad Almaty e nella regione petrolifera di Mangghystau, nel sudovest del paese, a causa di una serie di manifestazioni contro l’aumento del prezzo del gas. Poche ore dopo Toqaev ha destituito il governo guidato da Askar Mamin. Novantacinque poliziotti sono rimasti feriti negli scontri con i manifestanti e più di duecento persone sono state arrestate.

Corea del Nord
Il 5 gennaio l’esercito sudcoreano ha annunciato che la Corea del Nord ha lanciato un missile non identificato nel mar del Giappone. Secondo la guardia costiera giapponese, potrebbe trattarsi di un missile balistico. Si tratterebbe del primo lancio di questo tipo effettuato da Pyongyang nel 2022.

Sudan
Le forze di sicurezza hanno usato il 4 gennaio gas lacrimogeni contro i manifestanti scesi in piazza nella capitale Khartoum per protestare contro la giunta militare al potere dal colpo di stato del 25 ottobre. Il 2 gennaio il primo ministro Abdalla Hamdok, esponente di spicco del fronte civile della transizione, si era dimesso a causa dei dissidi con i militari. Almeno 57 persone sono morte finora nella repressione.

Haiti-Stati Uniti-Colombia
Il 4 gennaio un mercenario colombiano di 43 anni, Mario Palacios, è stato incriminato negli Stati Uniti per aver partecipato all’omicidio del presidente haitiano Jovenel Moïse, avvenuto il 7 luglio 2021 a Port-au-Prince. Palacios, che rischia una condanna all’ergastolo, era stato arrestato il 3 gennaio a Panamá dopo essere sbarcato da un volo proveniente dalla Giamaica.

Stati Uniti
Il 4 gennaio l’ex presidente Donald Trump ha rinunciato, senza fornire spiegazioni, a tenere una conferenza stampa nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, nel giorno del primo anniversario dell’assalto al congresso del 6 gennaio 2021. Il presidente Joe Biden terrà invece un discorso al congresso.

Canada
Il governo ha annunciato il 4 gennaio di aver stanziato 40 miliardi di dollari canadesi (27,8 miliardi di euro) per riformare il sistema di welfare, considerato discriminatorio nei confronti dei bambini indigeni e delle loro famiglie. Metà della cifra servirà a risarcire circa 200mila persone.

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