07 gennaio 2022 10:48

Kazakistan
Il 6 gennaio, su richiesta del presidente Qasym-Jomart Toqaev, circa 2.500 soldati russi e di paesi alleati di Mosca sono arrivati nel paese per contenere le proteste scoppiate in varie regioni contro l’aumento del prezzo del gas. Decine di persone sono morte e centinaia sono rimaste ferite negli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza. Più di tremila persone sono state arrestate.

Filippine
Il 6 gennaio è entrata in vigore nel paese una legge che vieta i matrimoni minorili. In base alla nuova normativa, chi sposa o convive con una persona minorenne rischia una condanna fino a dodici anni di prigione, come anche chi celebra o contribuisce a formare un’unione di questo tipo. Secondo le stime, una donna filippina su sei si sposa prima di aver compiuto diciotto anni.

Stati Uniti
In un discorso tenuto nella sala delle statue del Campidoglio di Washington nel primo anniversario dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021, il presidente statunitense Joe Biden ha attribuito la responsabilità delle violenze al suo predecessore Donald Trump. Biden ha accusato l’ex presidente di “aver cercato d’impedire un trasferimento pacifico del potere” alimentando “un’insurrezione armata”.

Haiti
Il 6 gennaio due giornalisti haitiani, Wilguens Louissaint e Amady John Wesley, sono stati uccisi in un quartiere di periferia della capitale Port-au-Prince. Da mesi alcuni gruppi armati si contendono il controllo del quartiere Laboule 12. La crisi politica in corso nel paese è stata aggravata dall’omicidio del presidente Jovenel Moïse, avvenuto sei mesi fa.

Messico
I corpi di dieci persone sono stati trovati il 6 gennaio in un’automobile parcheggiata davanti alla sede del governo regionale nello stato di Zacatecas, nel centronord del paese. Il governatore David Monreal Ávila ha affermato che due persone sono state arrestate. Nello stato è in corso un conflitto tra i cartelli della droga Sinaloa e Jalisco nuova generazione.

Sudan
Il 6 gennaio tre persone sono state uccise dalle forze di sicurezza durante una serie di manifestazioni a Khartoum contro la giunta militare al potere dal colpo di stato del 25 ottobre. Poche ore prima il governo statunitense aveva chiesto al capo della giunta Abdel Fattah al Burhan di “mettere fine all’uso della forza contro i manifestanti”. Almeno sessanta persone sono morte finora nella repressione.

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