21 aprile 2017 16:07

Mentre si avvicina al traguardo dei primi cento giorni da presidente degli Stati Uniti, Donald Trump sembra in difficoltà su vari fronti. A cominciare dalla politica estera contrassegnata da una tale confusione a livello geopolitico da spingere molti commentatori a chiedersi se l’amministrazione abbia realmente una politica estera.

Il fronte principale riguarda la Corea del Nord, nei confronti della quale Trump ha adottato un approccio molto più aggressivo rispetto ai suoi predecessori. La tensione con il leader nordcoreano Kim Jong-un è aumentata a partire da fine marzo, quando il segretario di stato, Rex Tillerson, ha dichiarato che Washington non esclude un intervento militare se Pyongyang non rinuncerà al suo programma nucleare.

Una settimana dopo gli Stati Uniti hanno annunciato di aver mandato una flotta della marina militare, guidata dalla portaerei Carl Vinson, al largo delle coste nordcoreane. Una decisione che aveva fatto aumentare ulteriormente la tensione e fatto temere una reazione nordcoreana e un’escalation. Il 18 aprile si è scoperto che in realtà la Carl Vinson non aveva ancora fatto rotta verso la penisola nordcoreana.

Secondo le ricostruzioni dei giornali, questa situazione è stata causata da una mancanza di comunicazione tra la marina e il dipartimento della difesa. Ad aumentare la sensazione di una mancanza di strategia e preparazione da parte dell’amministrazione statunitense, in un’intervista al Wall Street Journal Donald Trump ha spiegato che “dopo dieci minuti di colloquio con il leader cinese Xi Jinping ho capito quanto sia complicata la questione nordcoreana”.

Anche la politica di Trump in Siria sembra confusa. Due settimane dopo aver ordinato un attacco missilistico contro il governo siriano, il presidente non ha ancora chiarito la sua strategia.

Proteste e conflitto d’interessi
Il 15 aprile decine di migliaia di persone sono scese in piazza in più di cento città del paese per protestare contro la nuova amministrazione e chiedere a Trump di rendere pubblica la sua dichiarazione dei redditi. Trump è il primo presidente della storia recente a rifiutarsi di farlo.

Secondo alcuni commentatori e politici, gli interessi economici del presidente fuori del paese potrebbero creare un conflitto d’interessi e condizionare la sua politica estera. Esistono preoccupazioni anche sul conflitto d’interessi dei figli di Trump. Il 19 aprile si è saputo che Ivanka, una delle figlie del presidente, ha avuto l’approvazione dal governo cinese per vendere alcuni suoi prodotti in Cina proprio nello stesso giorno in cui suo padre si è incontrato con il leader cinese Xi Jinping.

Sempre il 15 aprile ci sono stati scontri all’università di Berkeley, in California, tra sostenitori e oppositori di Trump. La polizia è intervenuta con i lacrimogeni e ha arrestato varie persone.

Prima gli americani
Trump ha firmato un ordine esecutivo per modificare il sistema dell’assegnazione dei visti per lavoro H-1B. Il presidente ha spiegato che il modello attuale è sbagliato, perché permette alle aziende di assumere lavoratori stranieri a basso costo a svantaggio dei lavoratori statunitensi, e che il suo ordine metterà fine “al furto della prosperità americana”. In realtà l’H-1B, in base al quale il governo accoglie 85mila lavoratori stranieri all’anno, riguarda soprattutto persone assunte in settori specializzati ad alto livello di innovazione, come l’high tech e l’industria medica e scientifica. Per questo molti sostengono che il provvedimento di Trump difficilmente ridurrà l’immigrazione illegale e la manodopera a basso costo.

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Contro l’accordo di Parigi
Scott Pruitt, il direttore dell’agenzia per la protezione ambientale, ha detto che gli Stati Uniti dovrebbero ritirarsi dall’accordo sul clima siglato a Parigi nel 2015. In base al patto, gli Stati Uniti si sono impegnati a ridurre del 32 per cento le emissioni di anidride carbonica entro il 2030. Trump ha sempre criticato la politica di Barack Obama sui cambiamenti climatici e in passato ha detto di non credere alle prove scientifiche sul riscaldamento climatico.

Il tweet della settimana
Trump ha scritto che le cattive politiche migratorie di Obama hanno portato alla diffusione negli Stati Uniti della mara Salvatrucha, una gang centroamericana composta da immigrati.

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In realtà questa gang si è diffusa a Los Angeles negli anni ottanta.

La prossima settimana
La Casa Bianca potrebbe chiedere al congresso di votare nuovamente sulla cancellazione e sostituzione dell’Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Barack Obama. A fine marzo Trump aveva ritirato dal congresso la sua proposta di riforma, chiamata American health care act, dopo che Paul Ryan, il presidente repubblicano della camera, gli aveva comunicato che la maggioranza non aveva abbastanza voti per far passare la legge al congresso. La proposta non convinceva né l’ala più conservatrice del partito (che avrebbe voluto abolire completamente l’Obamacare) né i deputati più moderati, preoccupati che molti dei loro elettori perdessero l’assistenza sanitaria.

La nuova proposta dei repubblicani conserverebbe alcuni dei vantaggi più popolari dell’Obamacare, ma lascerebbe più margine di manovra ai singoli stati e alle aziende che vendono assicurazioni per l’assistenza sanitaria.

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