08 febbraio 2021 14:13
  • I funzionari dell’Organizzazione mondiale della sanità si riuniranno per discutere del vaccino Oxford-AstraZeneca, il cui uso è stato sospeso in Sudafrica dopo che una sperimentazione su duemila persone ha rilevato una sua minore efficacia contro il covid-19 causata dalla variante del virus cosiddetta sudafricana. Si tratta di una battuta d’arresto nella lotta globale contro la pandemia in quanto molti paesi poveri fanno affidamento sui vantaggi logistici offerti dal vaccino di AstraZeneca, che non dev’essere conservato a temperature molto basse come quelli a Rna messaggero (mRna) della Pfizer-Biontech e della Moderna. Il ​​ministro della salute sudafricano Zweli Mkhize ha specificato che la campagna di vaccinazione proseguirà al momento con i farmaci a mRna. Il milione e mezzo di dosi dell’AstraZeneca ricevuti finora dal Sudafrica scadranno ad aprile, ha detto Mkhize, e saranno conservati finché gli scienziati non forniranno chiare indicazioni sul loro utilizzo. Il panel dell’Oms si riunirà a Ginevra per esaminare il farmaco, che è una componente importante dell’iniziativa Covax per fornire il vaccino a 145 paesi, molti dei quali non sono abbastanza ricchi da firmare contratti di fornitura direttamente con le case farmaceutiche.
  • I migranti che vivono nel Regno Unito avranno diritto a ricevere i vaccini contro il covid-19 indipendentemente dal fatto che si trovino nel paese in modo legale o senza documenti, ha dichiarato l’8 febbraio una portavoce del governo, spiegando che non ci saranno controlli degli uffici immigrazione nei centri vaccinali. Secondo la funzionaria, chi ha un medico di base sarà contattato direttamente, mentre il governo starebbe lavorando con le associazioni sul territorio per raggiungere anche chi non è registrato presso il servizio sanitario nazionale. Nel 2005, a cui risalgono le ultime statistiche, nel Regno Unito erano presenti 430mila persone senza documenti regolari. Nel paese sono state somministrate 12 milioni di dosi di vaccini, e l’obiettivo del governo è di somministrare la prima dose a 15 milioni di persone nei quattro gruppi prioritari entro il 15 febbraio.
  • “Per gestire in modo efficace le varianti attuali e future, abbiamo bisogno di una risposta su tre fronti che vada oltre il focus sui vaccini. In primo luogo, serve una maggiore attività di sequenziamento e sorveglianza genomica. In secondo luogo, dobbiamo sviluppare vaccini multivalenti, ovvero vaccini in grado di immunizzare contro più di un ceppo della stessa malattia. Il vaccino antinfluenzale annuale è multivalente contro tre o quattro diversi virus influenzali. Avremo bisogno della stessa cosa per il covid-19. Infine, e soprattutto, è necessaria una maggiore attenzione sullo sviluppo di medicinali disponibili su larga scala per prevenire le forme più gravi del covid-19, per abbreviare la durata della malattia e per ridurre le morti. In ogni caso, abbiamo sottovalutato questo virus. Gli attuali vaccini sono efficaci, per ora. Ma non dovremmo presumere che sarà così con le varianti del virus. Inoltre, come è evidente, avere i vaccini non è la soluzione definitiva contro la pandemia”. Lo scrivono sul Washington Post, a proposito della situazione negli Stati Uniti, Ezekiel Emanuel, Rick Bright, Celine Gounder, Luciana Borio, Michael Osterholm e Atul Gawande, che hanno fatto parte della task force per il covid-19 durante il periodo di transizione tra la presidenza Trump e quella Biden.
  • Gli Stati Uniti hanno superato i 27 milioni di casi di coronavirus e hanno registrato 463mila decessi per il covid-19. Il presidente Joe Biden ha detto che “molto difficilmente” il paese entro la fine dell’estate riuscirà a vaccinare il 75 per cento della popolazione e ad avvicinarsi così alla cosiddetta immunità di gregge.
  • Il Guardian torna con un articolo sulla questione del passaporto vaccinale. “È la domanda che si pone con crescente urgenza almeno nei paesi dove il vaccino è già disponibile: quanta libertà di tornare alla vita precedente dovrebbe avere chi è stato vaccinato contro il covid-19? Una domanda che riguarda la velocità della ripresa economica, oltre alla possibilità di riabbracciarsi tra familiari e congiunti. Tuttavia, l’ipotesi genera un crescente disagio tra i decisori politici, dalla Germania a Taiwan, passando dall’Italia e gli Stati Uniti, perché esiste il concreto pericolo di creare altre divisioni in una società già sotto enorme tensione a causa delle restrizioni pandemiche”.
  • Una donna è morta nella Repubblica Democratica del Congo a causa del virus dell’ebola, ha dichiarato il ministero della sanità, tre mesi dopo che era stata dichiarata finita l’undicesima epidemia. Un nuovo aumento dei casi di ebola complicherebbe ulteriormente gli sforzi contro il covid-19, che finora nel paese ha infettato 23.600 persone e ne ha uccise 681.
  • La compagnia aerea di Hong Kong, Cathay Pacific, permetterà di togliere la mascherina quando si dorme nelle aree letto di prima classe e di classe business sui voli a lunga percorrenza. In precedenza i passeggeri potevano togliere la mascherina solo per mangiare e per bere. L’obbligo resta invariato a bordo dei voli regionali, anche in classe business.
  • Il 7 febbraio, con 289 nuovi contagi, la Corea del Sud per la prima volta dal 23 novembre è scesa sotto i 300 casi giornalieri, secondo i dati forniti dalla Korea disease control and prevention agency. Durante le vacanze di Natale la media giornaliera era salita a 1.200 e da allora sono state imposte alcune restrizioni negli spostamenti e nelle riunioni tra le persone, che saranno un po’ allentate dall’11 febbraio quando comincia la settimana delle festività del capodanno lunare. Il 6 febbraio è stato alleggerito il coprifuoco su più di mezzo milione di ristoranti e altre attività commerciali fuori dalla capitale Seoul (dove si concentra il 70 per cento dei contagi) consentendo un’ora in più di apertura, fino alle 22. Restano però in vigore fino al 14 febbraio le misure di distanziamento fisico e il divieto di riunirsi in più di quattro persone per volta e le autorità hanno comunque invitato la popolazione a restare in casa durante la settimana del capodanno.
  • Secondo un sondaggio commissionato dal quotidiano Yomiuri, il 61 per cento dei giapponesi vorrebbe cancellare (il 28 per cento) o rimandare (il 33 per cento) lo svolgimento delle Olimpiadi la cui apertura è prevista il 23 luglio. Due precedenti sondaggi, realizzati a gennaio dall’agenzia di stampa Kyodo e dalla Tbs (Tokyo broadcasting system) avevano rilevato un 81 per cento di persone favorevoli a cancellare o rimandare l’evento. Il 36 per cento degli intervistati nel nuovo sondaggio è favorevole allo svolgimento, con il pubblico (28 per cento) e senza il pubblico (8 per cento). Sull’andamento della pandemia, il 56 per cento ritiene che le cose resteranno invariate, il 37 per cento prevede un miglioramento e il 3 per cento crede che peggioreranno. Circa il 70 per cento ritiene che le vaccinazioni aiuteranno a rallentare i contagi. Sulle intenzioni di farsi vaccinare il 18 per cento ha detto di volerlo fare subito, il 65 per cento di volerlo fare ma non subito, e il 15 per cento ha detto di non volersi vaccinare. Tra le persone di età pari o superiore a 70 anni, il 24 per cento ha dichiarato di voler essere vaccinato il prima possibile, la percentuale più alta tra tutte le fasce di età. L’8 gennaio il governo giapponese ha introdotto lo stato di emergenza in alcune prefetture del paese (Tokyo, Saitama, Chiba e Kanagawa) perché il numero nazionale dei nuovi casi aveva superato i 7.800. Il 2 febbraio – quando è stata annunciata la proroga al 7 marzo dello stato di emergenza – i casi giornalieri erano diminuiti a 2.300, ma il comitato governativo per l’emergenza ha sottolineato che è ancora necessario mantenere in vigore le misure di contenimento del virus. Il Giappone finora ha registrato 406mila casi totali e 6.424 decessi. La campagna di vaccinazione partirà dopo che il vaccino della Pfizer-Biontech avrà ricevuto l’autorizzazione all’uso, prevista per il 15 febbraio.
  • Da Israele arrivano i primi riscontri sull’efficacia del vaccino tra le fasce di popolazione che hanno ricevuto le prime somministrazioni del farmaco, esposti in un’analisi preliminare di un gruppo di ricerca del Weizmann institute of science. Finora, scrive Nature, “quasi il 90 per cento delle persone di età pari o superiore a 60 anni nel paese ha ricevuto la prima dose del vaccino del Pfizer-Biontech, e in quel gruppo di età c’è stato un calo del 41 per cento nelle infezioni confermate da covid-19 e un calo del 31 per cento nei ricoveri nelle ultime settimane. In confronto, per le persone di età pari o inferiore a 59 anni – di cui poco più del 30 per cento è stato vaccinato – i casi sono diminuiti solo del 12 per cento e i ricoveri del 5 per cento nello stesso periodo. È difficile, tuttavia, quantificare esattamente la dimensione dell’impatto dei vaccini a causa della contemporanea presenza di altri fattori di contenimento, tra cui un confinamento nazionale imposto a gennaio”.
  • Un programma del governo di Singapore per fornire ad alunni e studenti un computer per la didattica a distanza suscita preoccupazioni relative alla privacy a causa del software di monitoraggio installato sui dispositivi. Il programma, accelerato dalla chiusura delle scuole durante la pandemia, offre sussidi per garantire che tutti gli studenti delle scuole secondarie abbiano i computer entro la fine del 2021. Il governo ha affermato a dicembre che i dispositivi acquistati attraverso il programma devono essere dotati di applicazioni di gestione, da installare anche su quelli già in possesso degli studenti. Il software consente agli insegnanti di visualizzare e controllare gli schermi da remoto, ha detto il fornitore, scatenando una petizione online che ha ricevuto più di 6.600 firme contro il piano e le critiche dell’associazione per i diritti umani Human rights watch. Nell’isola non sono frequenti le proteste contro le iniziative del governo. Ma a gennaio, quando si è scoperto che le app di tracciamento dei casi positivi avrebbero comunicato i dati alle forze di polizia, il governo ha ricevuto parecchie critiche ed è stato costretto a varare una legge che limita l’accesso delle forze dell’ordine ai dati personali raccolti attraverso i telefoni.

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