12 novembre 2018 18:15

Una famiglia israeliana di otto persone – genitori con i figli – ha perso la vita alla fine di ottobre in un incidente automobilistico sulla strada 90, nei pressi del Mar morto. Sono bruciati vivi, dentro la macchina in fiamme.

La strada 90 percorre la parte orientale del paese, passando anche nella valle del Giordano occupata, dove i palestinesi della Cisgiordania possono guidare. Se il conducente dell’altra auto coinvolta fosse stato un palestinese il trauma sarebbe durato a lungo. I mezzi d’informazione populisti non avrebbero più smesso di parlare di “terrore nelle strade” e del pericolo che i conducenti palestinesi rappresentano per gli israeliani innocenti, soprattutto considerando che la famiglia faceva parte dell’insediamento di Psagot, costruito sulla territorio di El Bireh.

Ma l’incidente è avvenuto in territorio israeliano e l’altro conducente è stato identificato ed è un colono, di 52 anni, di Nuova Giv’on, un insediamento costruito sulle terre del villaggio di Beit Ijza (a nordovest di Gerusalemme). In stato d’arresto dopo l’incidente, è accusato di aver ostacolato le indagini e di essere stato sotto l’effetto di cannabis. La polizia non crede che ne facesse uso terapeutico. Gli avvocati dell’uomo stanno cercando di fare appello alla solidarietà e alla compassione, sottolineando che si tratta di un apprezzato ufficiale dell’esercito, uno dei fondatori dell’unità sotto copertura Duvdvan (famosa per i suoi spietati attacchi contro i palestinesi travestendosi da gente del luogo) e un cecchino. Tutti i suoi figli prestano servizio nelle unità di combattimento.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it