30 giugno 2015 09:05

La crisi greca inquieta profondamente Stati Uniti e Cina, che non nascondono la loro apprensione. Questo perché la crisi è potenzialmente mondiale. Un nuovo momento di difficoltà dell’eurozona intaccherebbe infatti la coesione degli europei e di conseguenza il progetto comunitario, già messo a dura prova dalla questione dei migranti, dall’ascesa dell’euroscetticismo e dalle pretese britanniche.

Sfortunatamente la crisi greca non è nemmeno l’unico punto di domanda che incombe sulla scena internazionale. In teoria, il negoziato sul nucleare iraniano avrebbe dovuto concludersi oggi.

Invece la trattativa si prolungherà – di pochi giorni o per diverse settimane, ancora non lo sappiamo – e al momento non è sicuro che si arriverà a un compromesso. In linea di principio è assodato che le grandi potenze sono disposte a cancellare le sanzioni economiche contro l’Iran, che dal canto suo accetterà di ridurre la portata del suo programma nucleare al punto da non poter fabbricare la bomba in meno di un anno.

Questo scambio permetterebbe alla Repubblica islamica di rimettere in sesto la sua economia, mentre le grandi potenze avrebbero dodici mesi di tempo per reagire se la teocrazia iraniana decidesse di riprendere la sua marcia verso la bomba. Su questo sono tutti d’accordo, ma non esiste un’intesa sulla durata del compromesso, sui mezzi per verificarlo e, soprattutt,o sul ritmo della cancellazione delle sanzioni.

Gli iraniani esigono che le sanzioni cessino al momento della firma di un accordo, mentre le grandi potenze vorrebbero una cancellazione progressiva e automaticamente reversibile in caso di dubbi sulla buona fede di Teheran.

In questo momento ogni virgola è oggetto di discussioni interminabili, ulteriormente rallentate dal fatto che, nonostante la disponibilità alla firma degli americani, i russi sono sospettosi e la Francia lo è ancora di più, mentre il regime iraniano è talmente diviso che i negoziatori devono costantemente tenere d’occhio le reazioni nella loro capitale.

Le similitudini con la crisi greca sono evidenti, ma davvero il negoziato iraniano è complicato quanto quello greco? A priori sembra una questione più semplice, perché la cancellazione delle sanzioni è vitale per la Repubblica islamica e perché gli Stati Uniti hanno un bisogno enorme del compromesso, senza il quale sarebbero costretti a bombardare le strutture nucleari iraniane perdendo il fondamentale appoggio di Teheran nella lotta agli estremisti dello Stato islamico e nella stabilizzazione dell’Iraq all’interno delle frontiere attuali.

Da un punto di vista razionale tutto lascia pensare che arriveremo a un accordo nella prossima settimana. Il problema è che la politica non è solo razionalità, come dimostra la crisi greca.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it