07 ottobre 2015 09:11

L’Europa dei 28 dev’essere ripensata per far tornare l’entusiasmo, perché oggi le sue istituzioni sono incomprensibili e il suo processo decisionale inadatto alle dimensioni che ha assunto. Le sue leggi sono troppo invadenti e al contempo le sue politiche comuni sono inesistenti in ambiti di grande importanza.

La situazione è talmente difficile che nella giornata di mercoledì Angela Merkel e François Hollande tenteranno di riaffermare gli obiettivi fondamentali dell’Ue davanti al parlamento europeo. Detto questo, vale la pena di ricordare tutto quello che è accaduto martedì.

L’elenco dei successi

Prima di tutto i separatisti ucraini hanno annunciato il rinvio all’anno prossimo delle elezioni che volevano organizzare in autunno a Luhansk e a Donetsk. In questo modo i ribelli non metteranno gli avversari davanti a un fatto compiuto e non costringeranno l’Ucraina a tradire gli accordi di Minsk, ma al contrario concederanno un po’ di tempo alla diplomazia per applicare gli accordi di pace negoziati con tanta fatica a febbraio da Francia, Germania e Russia. Se i ribelli hanno deciso di agire in questo modo è solo perché lo ha voluto il Cremlino.

Questa scelta dei separatisti segna un successo dell’Unione europea, che ha saputo superare le divergenze interne sull’Ucraina e che imponendo le sanzioni economiche ha spinto la Russia ad abbassare i toni. Le sanzioni europee hanno fatto male alla Russia, al punto tale che Putin ne vorrebbe la cancellazione e oggi, grazie all’Ue, possiamo sperare che la crisi si risolva prima dell’estate.

Senza l’intervento dell’Ue non saremmo dove siamo adesso

Sempre nella giornata di martedì l’Unione europea ha annunciato l’apertura di un negoziato con la Turchia sul dramma dei profughi siriani. Al momento ce ne sono più di due milioni in Turchia, paese che è diventato il punto di partenza verso l’Europa grazie alla vicinanza con le isole greche.

Con modalità che devono ancora essere precisate, turchi ed europei collaboreranno per incanalare il flusso di disperati e fare una cernita tra profughi con diritto all’asilo e migranti economici. Lentamente, troppo lentamente, ma molto più rapidamente di quanto potessimo pensare, l’Unione sta affrontano questo problema impellente con politiche comuni che rispettano i valori umani, rafforzano il controllo alle frontiere esterne e affermano la solidarietà degli stati membri che accoglieranno i migranti in base alle loro possibilità anziché abbandonarli in Grecia e in Italia, paesi d’approdo, a cavarsela da soli.

Martedì, infine, i 28 ministri delle finanze dell’Ue hanno raggiunto un accordo sullo scambio automatico di informazioni in materia fiscale che entrerà in vigore nel 2017, evidenziando la volontà di lottare insieme contro l’evasione e la frode fiscale. Seppur tardivo, è un altro passo fondamentale.

A questo punto si impone una considerazione. Per quanto resti da fare, non c’è motivo di non apprezzare i risultati ottenuti finora dall’Unione e ammettere che senza il suo intervento non saremmo dove siamo adesso.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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